Regia di Enrico Caria vedi scheda film
Enrico Caria ritorna con una sbrindellata pseudo docufiction che ha il bizzarro sapore di uno scalcinato apologo zavattiniano. La premessa fantascientifica del film, prodotto da Renzo Rossellini, è che nell’anno 2020 nel capoluogo campano la camorra è stata sconfitta. Dietro questa impresa erculea si cela un piccolo uomo ridicolo, il sindaco Nicolino Amore (il Patrizio Rispo di Un posto al sole). Sottoproletario che si fa largo fra le maglie della società dello spettacolo, come un Masaniello televisivo diventa sindaco e, al momento opportuno, fa la cosa giusta. Commentata da personaggi come Tano Grasso e Giancarlo De Cataldo, la parabola del sindaco Amore evoca alcuni scandali dell’ex primo cittadino napoletano Iervolino (le conversazioni registrate) e, inevitabilmente, sembra in ritardo rispetto agli exploit berlusconiani. Cavalcando l’onda dell’ottimismo generata dall’insediamento di De Magistris in consiglio comunale, Caria realizza un film che assomiglia a uno zapping fra le Tv private campane (con Canale 21 a farla da padrone). Cialtrone e sincero, L’era legale è un film populista e provocatorio. Insomma: il new deal campano di Nicolino Amore come un antidoto al… chi ha avuto ha avuto ha avuto. Come un Le mani sulla città rifatto da un Ninì Grassia di estrema Sinistra, L’era legale ha il sapore di una hit neomelodica che risuona tra i vicoli. Per una volta, andrà tutto bello.
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