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La notte brava

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La notte brava

di ethan
8 stelle

'La notte brava', tratto da 'Ragazzi di vita' di Pier Paolo Pasolini e da lui co-sceneggiato, racconta le scorribande di alcuni ragazzi e ragazze in giro per le borgate romane, alle prese con affari loschi, che si consumano nell'arco di una nottata e si chiudono, in maniera sconsolante, il mattino dopo.

Il film di Mauro Bolognini, visto a pochi giorni di distanza da 'Gli innamorati' del 1955, pare il controcanto pessimista e disilluso di quel film, appartenente al filone del Neorealismo Rosa, in quanto sono incentrati entrambi su un gruppo di giovani ma, se nel film del 1955, il tutto era impostato su toni, seppur critici, tutto sommato spensierati e allegri e dominava un certo ottimismo di fondo, ne 'La notte brava', sebbene siano passati solo quattro anni, tutto è cambiato e gli stessi protagonisti gioiosi di allora, sono diventati individui che si sono imbruttiti: gli uomini o sono dei ladri, dei truffatori che vivono alla giornata oppure, coloro che hanno una certa disponibilità di denaro - tema costante della pellicola, che fa da tramite e collega i vari personaggi - degli indolenti che non sanno come trascorrere la loro esistenza, trascinandosi stancamente per le trafficate strade della capitale in cerca di un'emozione qualunque che li faccia sentire 'vivi'; le donne (quasi) tutte delle prostitute che prima si fanno la guerra tra di loro per il predominio del territorio e poi si coalizzano per cercare di fregare il prossimo.

E' forte l'influenza di Pasolini soprattutto dal punto di vista dell'uso della lingua, la parlata romanesca e nell'uso dei nomignoli dei vari individui che compongono la dir poco 'pittoresca' fauna umana del film, ma la carica tragica dei tipi pasoliniani, ad esempio i protagonisti dei suoi due primi capolavori, 'Accattone' e 'Mamma Roma', è parzialmente smorzata da Bolognini, facendo ricorso alle armi del sarcasmo e dell'ironia, elementi ricorrenti del suo cinema, come del resto la coralità degli interpreti, dove ognuno di essi viene fatto brillare, sia grazie alla precisione nella delineazione in fase di script, sia per l'abilità di direttore d'attori del cineasta toscano.

Ottimo il variegato cast, con Franco Interlenghi, un trafficone che vive sulle spalle degli zii, Laurent Terzieff e Jean-Claude Brialy, due ladri che intendono smerciare della merce rubata, e Tomas Milian, un ragazzo della Roma bene che conosce casualmente gli altri tre e li ospita poi nella sua lussuosa abitazione, tra gli uomini e Antonella Lualdi e Elsa Martinelli, le due prostitute che erano venute alle mani per difendere il proprio 'territorio di caccia', Anna Maria Ferrero, un'altra del mestiere ed infine Rosanna Schiaffino, ragazza contesa da più rivali, forse l'unico carattere positivo dell'opera, tra le donne.

Pregevoli la partitura musicale di Piero Piccioni e il sincopato montaggio di Nino Baragli, mentre l'unico appunto va alla consuetudine dell'epoca di doppiare anche attori italiani noti, imponendo le abituali voci di doppiatori storici, forse per fidelizzare un certo pubblico, abituato a sentire quella data voce.

Desolante l'ultima scena con Laurent Terzieff che getta l'ultima banconota che gli era rimasta, nell'alba di una Roma livida fotografata da Armando Nannuzzi.

Voto: 7/8.

 

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