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La notte brava

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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La recensione su La notte brava

di OGM
8 stelle

La Roma pasoliniana delle muraglie, delle distese di erba, sabbia e sassi, dei casermoni di periferia fa da sfondo a quella che sembra la risposta borgatara a I Vitelloni. La storia è una sorta di piano sequenza narrativo, che percorre, tutto d’un fiato, lo spazio di una sola giornata, seguendo il filo del caotico vagabondaggio di un terzetto di spacconi squattrinati. Ruggeretto, Scintillone e Bellabella sono le giovani incarnazioni dell’inquietudine da ricostruzione postbellica, in cui la fame, pur ancora diffusa, si identifica col vecchiume di un passato da dimenticare, mentre la ricchezza è il nuovo mito da inseguire per sentirsi felici ed essere à la page. Il potere, il successo, il prestigio sociale hanno, per loro, la forma della cartamoneta, il cui frusciante sfarfallio è, in questo film, l’accento frivolo e volgare di una rabbiosa smania di rivalsa. Il denaro è il fine che giustifica ogni mezzo, dal furto all’aggressione, ed è, esso stesso, lo strumento di corruzione che spalanca le strade proibite di un piacere modaiolo e sbruffone. I tre protagonisti vivono la vita istante per istante, afferrando di volta in volta ciò che si presenta loro a portata di mano, sia che si tratti di una donna avvenente o di un portafoglio carico di bigliettoni, e svoltando subito pagina non appena l’occasione si è esaurita. Il loro modus vivendi, più che ad un materialismo radicale, è ispirato ad un edonismo goliardico, che non teme le contraddizioni e gli eccessi perché non ha alcuna intenzione di prendersi sul serio. È, questo, il culto passeggero delle opportunità che si colgono al volo, senza pensarci su, traendo dalla loro transitorietà solo un motivo in più per godersele fino in fondo, nella massima libertà, al riparo da ogni remora di natura morale. La fuga dalla miseria è un’evasione di breve durata, destinata a terminare insieme alla manciata di soldi che si è riusciti a rimediare: per questo, forse, deve assomigliare a un sogno, imitandone quel carattere sconclusionato e quel ritmo frenetico che gli  consentono di conquistare in un sol colpo la notte, prima che l’alba spazzi via ogni illusione. 

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