Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Scorribanda notturna di un gruppetto di borgatari e di prostitute che un po’ fanno sorte comune, un po’ cercano di fregarsi reciprocamente: furti, ripicche, scontro e pacificazione con alcuni ragazzi bene, festa in villa, intervento della polizia. La mattina dopo l’ultimo rimasto, trovandosi in tasca mille lire e pur dovendo restituirle a chi glie le aveva prestate, le butta via per far sì che non rimanga nessun residuo della notte appena trascorsa (come in una canzone di Vecchioni: “Vuoi ridere? oggi penso all’avvenire / io che se la sera avevo mille lire / me le bruciavo come punizione”). Non è solo il capolavoro di Bolognini: è anche la dimostrazione pratica di ciò che sarebbe potuto essere il cinema di Pasolini (qui, per fortuna, solo cosceneggiatore insieme a Laurence Bost) una volta sfrondato delle sue ingombranti sovrastrutture ideologiche (curiosità: la frase di un personaggio di Mamma Roma, “annamo a vede le battone a Caracalla”, sembra riferirsi alla prima scena di questo film). Il tono dominante è una quieta disperazione che non lascia scampo: i personaggi vivono alla giornata (o meglio, alla nottata), si muovono all’interno di un orizzonte ristretto, sanno benissimo di essere poveri cristi che nessun Cristo verrà mai a redimere; insomma sono personaggi autentici, non trasfigurati da un’estetica a loro estranea. E i francesi Brialy e Terzieff (come del resto gli italiani e le italiane, tutti ammirevoli), da attori professionisti, aderiscono con convinzione ai loro ruoli di proletari meglio di come i veri proletari sarebbero riusciti a interpretare sé stessi.
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