Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film
Tre anni di silenzio (il precedente Crepa padrone, tutto va bene è del 1972) e Godard torna in scena: è la seconda fase della sua carriera e lo sottolinea fin dal titolo: da questo momento in avanti parte la fase numero due. Eppure è sempre il solito, vecchio, minuscolo film alla Godard, realizzato con pochissimi mezzi e tantissimi dialoghi, in maniera che le molte, troppe idee del regista e sceneggiatore (insieme ad Anne-Marie Miéville, da qui parte una lunga collaborazione fra i due) si concentrino come di consueto più nelle parole che nell’azione. Godard stesso compare in scena nella prima parte della pellicola e nell’ultima sequenza: sostanzialmente quando si parla di cinema; sul resto delle tematiche lascia che sia una serie di coppie problematiche a esprimere le sue idee. E così si svelano piano piano tutti i dualismi cui fa riferimento il titolo: da quello cinema vs televisione (lo schermo tv sulla pellicola) a quello, conseguente, immagine raccontata vs immagine reale; dal confronto fra natura e uomo (paesaggio incontaminato e fabbrica) a quello fra infanzia e vecchiaia, fino ovviamente al rapporto uomo/donna, esemplificato tanto per complicare le cose dal binomio amore/sesso. Il regista francese, sperimentatore ormai incallito, non rinuncia a una provocazione estrem(ist)a, inserendo alcune scene esplicitamente pornografiche (masturbazione, fellatio): se il cinema è libertà, è anche questo, è anche finzione, è anche televisione, è anche masturbazione per immagini e nelle immagini. In poco meno di novanta minuti Godard mette insomma di tutto: se il limite è nella staticità e nella (prevalenza?) prepotenza dei dialoghi rispetto all’azione, davvero non ci si può lamentare per quanto riguarda gli stimoli provenienti dalle riflessioni del regista. 4,5/10.
In un set di pochi oggetti domestici (fra cucine e camere da letto) alcune coppie sfogano la loro frustrazione su sesso, lavoro, amore, politica, storia in una serie di fitti dialoghi; allo stesso modo in uno studio di lavoro zeppo di schermi televisivi Godard racconta il suo punto di vista sulle medesime questioni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta