Regia di Barbara Rossi Prudente vedi scheda film
Non è un istinto suicida, quello che spinge Alba a gettarsi, occhiali scuri nella notte, in mezzo alle auto che sfrecciano. È un eccesso d’energia, un sovraccarico elettrico che lei, bellezza irrequieta costretta in una provincia spenta, non sa come sfogare. Lo stesso eccesso imputabile a Barbara Rossi Prudente, insignita nel 1999 del premio Solinas per la sceneggiatura di un’opera che si colloca a metà fra la tragedia greca e la sceneggiata napoletana, e che riversa dosi emorragiche di melodramma nel panorama desaturato di un meridione desolante. La protagonista, cui Valentina Vacca dona occhi di brace e talento intermittente, vive di conflitti insanabili e rapporti usa e getta: la famiglia si è arresa a non comprendere il suo temperamento, gli uomini a cui si concede nemmeno sono interessati a provarci. Alba, intontita da notti alcoliche e scommesse mortali, prova a colmare il vuoto di colori con abiti fioriti e canzoncine mugugnate, finché non sbuca dal passato il cugino Fabrizio, e il senso di quel vuoto sarà improvvisamente spiegato e colmato, in un crescendo di rivelazioni e drammi famigliari difficilmente digeribile. Qualcosa si salva, dell’energia elettrostatica proveniente da regista e interprete; ma la sceneggiatura sembra procedere a tentoni, con gli occhi coperti dagli stessi occhiali scuri di Alba, e i comprimari (eccezion fatta per Cantalupo) non reggono il passo, compreso un Ricky Tognazzi palesemente a disagio con un personaggio raffazzonato.
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