Espandi menu
cerca
La notte

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

Recensioni

L'autore

vermeverde

vermeverde

Iscritto dall'8 marzo 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci 25
  • Post 8
  • Recensioni 100
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La notte

di vermeverde
9 stelle

“La notte” è un film del 1960 di Antonioni, periodo in cui il tema dominante dei suoi film è generalmente considerata l’alienazione, intesa come spossessamento della propria individualità interiore, ma che forse sarebbe più esatto considerare come incomunicabilità cioè l’incapacità di stabilire o mantenere un rapporto sincero e profondo con altri.

Il film ritrae la crisi o, meglio, lo svanire dei sentimenti, fra lo scrittore Giovanni Pontano (impersonato da Marcello Mastroianni) e la moglie Lidia (una grande Jeanne Moreau) osservata nell’arco di una giornata. La crisi, benché comune, assume aspetti diversi nei due personaggi: lo scrittore è un intellettuale che ha perso ogni spinta ideale e il suo inaridirsi lo porta a vivere secondo gli impulsi del momento, adeguandosi alle circostanze esterne come se fosse acriticamente immerso nelle convenzioni del mondo che lo circonda, senza un proprio autonomo progetto di vita se non di riferimenti etici. Lidia è consapevole della fine del suo amore per il marito e cerca di colmare il vuoto esistenziale rapportandosi in qualche modo con il mondo esterno, esemplarmente evidenziato nella famosa passeggiata in cui si interessa ad una congerie di tipi umani in situazioni disparate, ma senza una vera determinazione (appare come trattenuta) per cui i suoi tentativi non hanno seguito: il suo inaridimento non è totale, ma la sua reazione è troppo superficiale per avere successo.

La diversa condizione dei due personaggi emerge con evidenza durante la festa notturna durante la quale Lidia si estranea rendendosi conto della vacuità di quella società alto borghese, ma alla quale non è in grado di trovare alternative valide e si specchia nel proprio vuoto. Giovanni, invece, appare disposto ad alienare le proprie capacità di scrittore agli interessi aziendalistici dell’industriale, non sapendo più non cosa ma come scrivere, perdendo così la propria autonomia intellettuale facendosi ingabbiare dal sistema economico dominante; anche il suo tentativo di sedurre la figlia dell’industriale (la parte più debole del film) risulta velleitaria e inconcludente. Il suo prosciugamento interiore lo porta a smarrire la coscienza di sé e ciò emerge con inesorabile crudezza quando dimostra di non ricordare le sue parole, piene di tenero sentimento scritte alla moglie: è la misura della distanza ormai incolmabile fra la persona che era e quella che è ora; il suo amplesso finale con la moglie è infatti il tentativo di riempire con qualcosa di materiale il vuoto dell’assenza di sentimento.

I personaggi vivono nel presente perché la loro aridità gli impedisce di progettare obiettivi per il futuro: il loro è un susseguirsi di azioni e comportamenti dettati dall’effimera realtà del momento. Lo stile figurativo è una metafora dell’animo dei personaggi: è asciutto e laconico, con un susseguirsi di scene e di azioni apparentemente casuali, quasi slegate fra loro, in cui spesso dominano fredde e indifferenti architetture che con il loro rigore geometrico schiacciano visivamente gli individui oppure vi sono spazi vuoti in cui le persone si disperdono. L’assenza di musica extradiegetica rende ancora più evidente il senso di distacco e di perdita di sentimenti sinceri. 

Ritengo “La notte” il migliore dei film della cosiddetta trilogia con “L’Avventura” e “L’eclissi”: è un capolavoro in cui l’aridità e l’incomunicabilità dei personaggi è un tutt’uno con la sua resa figurativa. 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. pippus
    di pippus

    Ciao V., leggo con interesse queste tue parole su uno dei film sulla famosa trilogia ( non capita spesso:-) e prendo spunto per scambiare due parole.
    Negli ultimi due anni mi sono dedicato, oltre al resto, allo "studio" dell'incomunicabilità antonioniana visionando più volte i tre film oltre a
    Il Deserto Rosso, per certi versi assimilabile ai primi tre per formare con loro una tetralogia. Concordo su quanto esprimi eccetto che per la "classifica" ( seppur molto difficile da stilare:-) nel senso che personalmente metterei L'Eclisse al primo posto seguito dagli altri a pari merito. Questo per piccoli "dubbi" che, nella fattispecie di La Notte riguardano l'episodio dell'avvenente paziente un po' troppo "disponibile" e il conseguente atteggiamento di lui. Forse sarebbe più che sufficiente chiudere l'incipit ospedaliero con la visita all'amico scrittore. Bello invece il finale, molto significativo con quello che rimane "aperto" alle nostre interpretazioni ( e origine di non pochi raffronti), ovvero, ritrova l'amore per la moglie oppure è stato solo un ritorno temporaneo? Vanno bene entrambe le soluzioni ma, nell'intimo preferisco pensare alla prima delle due. Dopo oltre due anni di appunti, un mese fa circa ho pubblicato il mio pensiero su L'Eclisse ( un po' lunghetto veramente, quasi un "sonno"), nel caso l'argomento sia nelle tue corde... attenderei con piacere un tuo pensiero di ritorno:-)
    Ciao.
    Paolo.

    1. vermeverde
      di vermeverde

      Mi fa piacere aver attirato la tua attenzione: senz'altro hai più competenza di me in materia, tuttavia credo che l'episodio iniziale della ninfomane non sia fine a sé stesso ma esemplifichi l'opportunistica disponibilità dello scrittore a sfruttare senza pensarci su le occasioni che gli si presentano. Il finale lo vedo come una reazione alla perdita dei sentimenti e quindi della propria personalità, tentativo del quale sono volutamente ignoti gli esiti.
      Ciao,
      Antonio.

    2. pippus
      di pippus

      Si, in effetti Antonio, non c'è dubbio che si evinca fin da subito l'atteggiamento dello scrittore, pur potendo noi spezzare una "mezza lancia" a suo favore in quanto il suo inopportuno "cedimento" non è stato del tutto spontaneo ma parzialmente forzato:-)
      Ciao.

    3. steno79
      di steno79

      Ciao Paolo, per quanto riguarda la "classifica" a cui accennavi nel tuo commento... Io direi al primo posto ad ex aequo L'avventura e L'eclisse. In realtà L'avventura è da tempo annoverato come il capolavoro del regista e uno dei più importanti film della storia del cinema, quindi occuperebbe da solo la vetta, ma direi che L'eclisse ci può stare a pari merito, l'ho molto rivalutato e lo considero ugualmente un capolavoro. Appena un gradino al di sotto La notte, che pure è molto bello, mentre il meno riuscito dei quattro è Deserto rosso, un film solo in parte risolto che meriterebbe forse un ulteriore visione per una possibile rivalutazione. Ciao

    4. vermeverde
      di vermeverde

      Nota metodologica: ogni classifica oltre che dell'effettivo valore è frutto di gusti personali e di punti di vista. Ritengo che in nessun campo esista IL migliore, esiste invece un gruppo più o meno esteso di migliori al cui interno la gerarchia è mutevole.

  2. pippus
    di pippus

    Ciao Stefano e ciao Antonio, approfittando di questi spazi rispondo anch'io in merito alle "classifiche" :-) In effetti sono del parere che lascino il tempo che trovano, in particolare quando oggetto della valutazione sono opere piuttosto "omogenee" quali quelle della trilogia antonioniana ( oltre al red desert:-) e quindi entrano in gioco suggestioni del tutto personali ( io ad esempio, pur avendole apprezzate tutte e tre, L'Avventura mi ha lasciato un pochino meno entusiasta a causa del non capire quale fine abbia fatto la ragazza sparita. Mentre L'Eclisse, così del tutto epidermicamente, seppur nella sua ermeticità, mi ha lasciato tutto sommato soddisfatto nell'evidente particolarità del finale. Per La Notte stesso discorso, il finale aperto per qualche motivo ( del tuttto legato alla mia indole) mi lascia sempre un leggero amaro in bocca.
    In definitiva avremmo molti meno problemi se dovessimo scegliere tra un cinepanettone e un Bergman, ma a quasi parità di spessore, rimangono solo i nostri gusti i quali, come ben sappiamo, non sono tutti alla menta:-)))
    Un abbraccio ad entrambi.

  3. claudio1959
    di claudio1959

    Mi sono deciso a vedere La Notte un anno fa circa, mi è molto piaciuto, ho sempre temuto il cinema di Antonioni, pensando fosse troppo criptico ed intellettuale per me, invece no, ora devo cercare di vedere le altre sue opere, l’unico film che vidi era un film ad episodi sul finire della sua carriera ed anche quello mi era piaciuto molto. Al di là delle nuvole.

  4. vermeverde
    di vermeverde

    Grazie dell'interesse: di Antonioni conosco poco dell'ultimo periodo, ma trovo che il suo stile, privo di fronzoli e di retorica lo apparenti in qualche modo a quello dei grandi registi ascetici (Bresson, Dreyer, ecc.).

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati