Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film
Dramma dell'alienazione borghese all'interno della società neocapitalistica italiana degli anni '60 centrato su una coppia in crisi e sul suo breve percorso fra una visita a un amico morente e una festa in casa di un ricco industriale che sancirà definitivamente la fine del loro rapporto. Tra i due personaggi quello della moglie è il meglio costruito, grazie anche a una sensibile e intelligente interpretazione di Jeanne Moreau che ne rende con grande intensità il tormento interiore (memorabile la sua passeggiata da sola per i sobborghi di Milano, che sembra quasi una citazione da "Ascensore per il patibolo"). Il personaggio di Mastroianni, invece, è costruito secondo schemi più tradizionali che sono quelli tipici dell'intellettuale in crisi, ma il grande attore riesce comunque a portarvi in dono il suo talento e la sua capacità di introspezione, per quanto su un registro più grave rispetto all'interpretazione nel coevo "La dolce vita". Meno lucido dell'"Avventura" e con un'ombra di intellettualismo tipica dei lavori di questo periodo dell'autore, ma ugualmente acuto nel mettere in relazione il disamore e la crisi dei sentimenti con lo sfaldarsi dei valori in una società allora in rapida evoluzione. Monica Vitti stavolta ha un ruolo da comprimaria nei panni di Valentina, la figlia dell'industriale: personaggio non troppo differente dalle altre creature antonioniane interpretate nelle altre pellicole del maestro, reso in maniera sobria e senza i manierismi a cui talvolta si abbandonava l'attrice (e infatti si meritò un Nastro d'argento come migliore attrice non protagonista).
Voto 9/10
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