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The Sandman

Regia di Peter Luisi vedi scheda film

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La recensione su The Sandman

di OGM
8 stelle

Benno perde sabbia dal corpo. “Una bella metafora”, osserva il suo psicoterapista. Ma quei granelli, dorati e compatti, sono proprio autentici. Gialli come il Sahara, scorrono veloci ed impalpabili come gocce d’acqua. Si direbbe  il sintomo di una malattia sconosciuta, ma forse invece è un incantesimo. Tanto più che si intreccia con il sogno, che sempre più spesso, per quell’uomo, si sostituisce alla realtà, confondendogli le idee. Il caos riguarda soprattutto la sfera dei suoi sentimenti, in cui amore e odio giocano a rimpiattino intorno alle immagini di due donne, la bionda Patrizia e la bruna Sandra, che in questa commedia si sono per sbaglio invertite i ruoli.  Bellezza e bruttezza, verità e menzogna si inseguono in un girotondo mortale, nel quale è quasi impossibile vederci chiaro. Benno tarda a scoprire la causa dell’inquietante fenomeno che lo sorprende nei luoghi e nei momenti meno opportuni, sconvolgendo la sua esistenza di uomo riservato e magari un po’ misantropo. Lavora in un negozio di filatelia, e, quando si tratta di mettere le mani su qualche pezzo prezioso, non esita a ricorrere all’inganno. Ed è decisamente sgarbato e crudele nei confronti della proprietaria del bar sottostante al suo appartamento: non perde occasione di rimproverarla, in malo modo, per il chiasso che lei, aspirante cantante, produce quando la sera, dopo la chiusura del locale, si mette a provare il brano col quale vorrebbe partecipare ad un concorso per giovani talenti. Benno è isolato, infelice, e ce l’ha un po’ con tutti. Le sue giornate si trascinano all’ombra di un desiderio irrealizzato, che lo rende un individuo scontroso, apparentemente incapace di provare le semplici gioie del quotidiano. E poi, come se ciò non bastasse, all’improvviso arriva quello sconcertante problema a compromettere definitivamente una vita  sociale già ridotta ai minimi termini. Benno è costretto a camuffarsi, nascondersi, scappare, mentre i suoi vestiti inspiegabilmente si gonfiano, trasformandolo in una sorta di fantoccio imbottito. Benno non sa più dove stare e come comportarsi. Per fortuna quella strana sostanza che gli riempie gli abiti, le scarpe, le lenzuola possiede anche un potere magico: se odorata, presenta effetti soporiferi ed allucinatori, e dunque, all’occorrenza, può essere usata come arma di difesa. Benno può così tenere a bada i “nemici”, però non può fermare quell’ondata che sta, sempre più, insabbiando lui e l’ambiente circostante, fino a cancellarne l’identità. L’apparenza rimane sepolta sotto un anonimo cumulo terroso, e in tal modo la mente è sospinta via dalla concretezza, costretta a riparare nella dimensione visionaria che, nell’ottica esoterica, psicanalitica o religiosa, è la naturale sede della rivelazione.  In questa commedia surreale, essa è affidata a Dimitri, un veggente televisivo che si finge russo e fornisce gli indizi ma non le risposte (con un calembour intraducibile dal tedesco è un Wahrsager, ma non un Wahrwisser). Il mistero rimane infossato in un ironico chiaroscuro, nel quale, come in una favola, la morale si intuisce subito, però continua a divertirsi cinicamente alle spalle del protagonista, fino a distruggerlo, per farlo infine riemergere, purificato nell’animo e pacificato col destino, circondato da un alone di martirio. Ein Sommersandtraum è una fiaba sposata col teatro dell’assurdo, in cui lo spirito de La bella e la bestia incontra quello di Giorni felici di Samuel Beckett, affondando il paradosso in un crescente mare di infernale solitudine.

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