Regia di Sylvain Estibal vedi scheda film
In un Mediterraneo sbarrato come una piscina, che offre all’amo ruderi di caffettiere e ciabatte spaiate, il pacifico perdente Jafaar continua a gettar le reti finché raccoglie un carico incredibile: un maiale vivace e pacioso, restituito dalle acque come il proverbiale dono dal cielo, o contestualmente la maledizione divina. L’animale spurio è una minaccia per la comunità o una soluzione alla miseria, sono punti di vista che il pescatore affronta dopo un goffo tentativo d’omicidio fallito per troppa tenerezza. Sentimento predominante in quest’opera garbatamente surreale, imbastita con pochi mezzi e un’idea motrice dalla quale si ramificano di volta in volta la commedia degli equivoci e la satira politica: la guerra è assurda, la pace è naturale. Dalla convergenza tra opposti presentati come bozzetti innocui e simpatici di realtà stratificate, deriva una peculiare avventura giocata sul confine tra alleggerimento comico e coscienza dei tragici risvolti. Con palpabile divertimento ma altrettanta voglia di affrancarsi dal cliché, l’esordio di Estibal è un oggetto filmico capace di infilare Miss Piggy pinup nel conflitto israelo-palestinese senza deragliare nella demenza improduttiva, e di trasformare il mite volto stropicciato del protagonista Sasson Gabai (superbo nel suo umano dissidio) nello specchio delle contraddizioni. Semplificate in una soap opera seguita con partecipazione da entrambi i lati della barricata, ma restituite con l’impegno - coraggioso - di scardinare la guerra dal “suo” genere.
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