Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Ormai lo stile Hitchcock sembra aver preso piede. Viste le pellicole precedenti, quando arrivi alla visione della suddetta, certi dettagli, alcune inquadrature, le cerchi perché, anche se non sai dove trovarle o piuttosto quando, sei certo che prima o poi compariranno. La pellicola rientra tra quelle indimenticabili o quantomeno memorabili del regista inglese sia per lo svolgimento scorrevole scorrevole e dalla trama comprensibile ma soprattutto per l'interpretazione di Ingrid Bergman e Cary Grant. Oltre all'indiscutibile bellezza di colei il cui fascino viene amplificato dalla bravura che caratterizza la sua recitazione quindi, la classe viene affiancata dallo stile di colui che si impone con pose plastiche caratterizzanti dei divi dell'epoca. Laddove è ancora il bianco e nero a farla da padrona sono proprio i fotogrammi e le particolari inquadrature arricchite dalla musica montata in modo talmente consono da essere sufficiente, non solo ad imporre il ritmo ma finanche per creare la suspance o comminare l'attenzione. Un più che buon lavoro di creazione ben gestito in ogni suo aspetto; l'unica mancanza che si sente è di quel sospetto, di quel mistero che non c'è, che non è poi così radicato come in altre sue storie e che particolarmente prediligo.
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