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Detachment. Il distacco

Regia di Tony Kaye vedi scheda film

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La recensione su Detachment. Il distacco

di michemar
8 stelle

            Dopo l’eccellente AMERICAN HISTORY X, Tony Kaye torna a dirigere un film su un argomento che nella storia del cinema è praticamente un vero e proprio genere o almeno un sotto-genere, quello che tratta delle vicende che accadono nelle scuole di periferia e/o frequentate da studenti ribelli e borderline. Gli esempi sono tanti, ma mi piace ricordare LA SCUOLA DELLA VIOLENZA dove un giovane e prestante Sidney Poitier accetta di insegnare in una scuola di Londra, luogo dove la cosa più difficile è farsi ascoltare e tenere seduti giovani ribelli e aggressivi. Letteratura e cinema hanno spesso trattato questo tema e le situazioni hanno parlato frequentemente scuole americane di periferia o del Middle West, dove ragazze e ragazzi di colore o disadattati non capivano per quale motivo dovevano andare a scuola e ascoltare persone distanti da loro per cultura e interessi. Ma questa non è solo una frontiera americana: man mano che l’immigrazione è cresciuta nell’occidente, il problema dell’integrazione razziale e di ceto ha scosso fortemente le fondamenta di scuole di periferia francese e inglese.

            Anche in questa storia c’è un professore supplente che deve cercare di far interessare alla Letteratura una classe che definire difficile è dir poco. Henry Barthes (Adrien Brody, “si pronuncia Barth, senza la esse” tiene continuamente a precisare) si presenta ai giovani e stabilisce subito delle regole basate essenzialmente sul rispetto verso l’istituzione professore e sulla libertà di stare o no in classe durante le lezioni. Regole, soprattutto la seconda, che spiazzano un po’ i ragazzi, abituati ad insultare l’insegnate di turno e ad ignorare gli insegnamenti. In effetti ognuno di noi guardando il film (o leggendo queste mie frasi) si chiede dov’è la novità di questa pellicola. L’invenzione della storia sta nel fatto che i professori, a cominciare dalla preside (una sempre bravissima Marcia Gay Harden) sembrano più complessati, stressati, fuori di testa degli studenti stessi. E’ una gara di sopravvivenza tra individui apparentemente perduti, perduti per la propria famiglia, per la società, per la scuola, finanche per loro stessi. C’è perfino un prof convinto di essere invisibile, dal momento che non lo vedono e non lo ascoltano né in classe né in famiglia. Insomma, fuori della scuola è pure peggio, se è possibile. Ma in questo marasma arriva lui, il professore supplente che, anche se ha un passato pesantissimo sulle spalle, un fardello che porta sempre con sé per via di una famiglia che non ha mai avuto, vede tutti, capisce i problemi di tutti, che salva in casa propria un prostituta minorenne, che “vede”il collega invisibile. Ma anche lui soffre: “Non mi sono mai sentito così profondamente distaccato da me e così presente nel mondo nello stesso momento”. La frase di Albert Camus riassume il suo stato d’animo ed il fardello che si trascina. Ma anche stavolta il miracolo in classe succede, perché basta qualche lezione per suscitare negli studenti interesse per la materia e stima verso la sua persona.

            E quest’ultimo elemento contribuisce però a rendere il film un po’ “telefonato”. Vedendolo viene in mente il solito cliché dei film di questo genere: lo stereotipo prevede sempre la classe difficile, il professore bravo e paziente, la stima conquistata e i ragazzi che si interessano. Insomma il limite del film è lo schema prefissato per le storie raccontate negli ambienti scolastici estremi e per qualche particolare anch’esso troppo facilmente intuibile, vedi il dolcetto nero finale: l’inquadratura del regista sul manicaretto diverso fa facilmente intuire come va a finire la storia.

            Adrien Brody è stato straordinario, con la sua andatura dinoccolata, il suo sguardo triste e apparentemente indolente. E’ all’altezza di altre sue belle interpretazioni, come THE JACKET e IL PIANISTA. Il cast è di tutto rispetto: Tim Blake Nelson, Marcia Gay Harden, William Petersen ed un irriconoscibile James Caan rendono il film di alto livello e i premi arrivati non sono un caso.

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