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Detachment. Il distacco

Regia di Tony Kaye vedi scheda film

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La recensione su Detachment. Il distacco

di barabbovich
8 stelle

Dai tempi de Il seme della violenza, anno di grazia 1956, a oggi, sembra che la scuola - almeno quella americana - non sia mai riuscita a risolvere i propri problemi. Anzi, potendo, in oltre mezzo secolo li ha visti persino peggiorare. Nel frattempo, sul grande schermo sono apparse miriadi di professori ora incapaci, ora volonterosi, ora spregiudicati, ora iconoclasti, ora sfiduciati e rinunciatari e torme di studenti quasi sempre più o meno intemperanti. In questo non fa eccezione questa American history firmata da Tony Kaye, che colloca al centro della scena un supplente solitario (un Adrien Brody ancora una volta da pelle d'oca), animato dalle migliori intenzioni, il professore che tutti vorremmo avere incontrato e che si porta sulle spalle il fardello di un'infanzia difficile e di una madre morta suicida. L'esperienza nella scuola-ghetto e il contemporaneo incontro con una giovanissima prostituta (Gayle) si trasformerà per lui in un'abreazione e nell'occasione per fare definitivamente i conti con un passato che lo tormenta.
Diretto con grande senso dello spettacolo (montaggio a puzzle, notevoli in­serti animati come fossero disegni su una lavagna, impeccabile direzione degli attori, fotografia di forte impatto visivo), Detachment cerca nell'interiorità dell "prof" la chiave per raccontare il rapporto inquieto tra docenti e alunni senza cadere nella tentazione di lisciare il pelo al corpo insegnante. Se la retorica di alcuni dialoghi manca l'obiettivo (ma il "metodo" persuasivo di un professore, interpretato da un James Caan versione botulino, per disinnescare i ragazzi più problematici è da ovazione), convince invece l'idea di leggere la vita in aula come una fatica di Sisifo (e non a caso viene citato Camus) nonché l'esperienza della maturazione come capacità di arrivare al distacco, visto, già a partire dalla possibile duplice lettura del titolo, tanto come anaffettività per affrontare le situazioni emotivamente più ingestibili, quanto come capacità di gestire la separazione da quanto ci è stato caro: un professore, un nonno, uno sconosciuto che si è preso cura di noi.   

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