Regia di Lelio Luttazzi vedi scheda film
Secondo me è un film non privo di pregi, ma irrisolto e troppo ambizioso. Non è troppo difficile individuare il succo del discorso, che è di per sé più che condivisibile: le illazioni gratuite possono portare a prendere tremende cantonate, oltre che a distruggere la vita di persone innocenti. Detto questo, Lelio Luttazzi avrebbe dovuto ricordarsi di non essere un grande regista, anzi di non essere un regista, e di dover puntare quindi ad un filmetto dignitoso ma umile, che non faccesse uso di artifici tecnici e narrativi, e che non giocasse a fare il misterioso. Mi riferisco qui agli intervalli di episodi immaginati o passati (non è sempre chiara la distinzione), o all'oscuro personaggio dell'ospite taciturno. Se qualcuno ha capito perché tace e sta in disparte, me lo dica. Insomma, passare il pettine in questi punti, non è facile, e spesso si blocca nei nodi. L'inizio del film, infatti, che è lineare e pacato, non è poi male. I problemi vengono dopo.
Per il resto è ravvisabile una discreta quantità di ideologia sessantottina, specie nei discorsi che fa il giudice, che sono piuttosto didascalici. Non si capisce poi perché il personaggio di Luttazzi motivi il suo non sposarsi con i Patti Lateranensi.
Insomma un film che vuole dire troppe cose non sempre chiare, che punta in alto quanto allo stile, ma che s'incarta e aggroviglia spesso.
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