Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
L'ex pugile Matt (Tom Berenger) e l'affascinante Nicky (Jack Scalia) gestiscono una agenzia di spogliarelliste cercando di andare d'accordo con le gang mafiose locali che si spartiscono lo spaccio di stupefacenti tra i quartieri popolari di una New York di primi anni '80 devastata dal vizio e dalla illegalità.
Quando, una dopo l'altra, alcune tra le ragazze dei vari club rimangono vittime delle aggressioni violente di un pazzo anonimo che agisce picchiando le vittime con mosse da arti marziali, gli affari iniziano a diminuire e le preoccupazioni aumentano.
La polizia indaga senza risultati, mentre gli episodi colpiscono da vicino ragazze simbolo dell'agenzia, tra cui la stessa Loretta (una splendida e sensuale Melanie Griffith) , che scampa ad un agguato, e la sua amica ed amante Leila (Rae Down Chong), ridotta in fin di vita e successivamente destinata a morire per il ritorno in ospedale del brutale maniaco.
Matt pertanto, perennemente afflitto dai sensi di colpa per l'uccisione in combattimento sul ring di un suo avversario, decide che è il momento di agire da solo e, col beneplacito del boss anziano Carmine (Rossano Brazzi), si mette a caccia dell'assassino schivando le imboscate del detective Al Wheeler (Billy Dee Williams), senza scordarsi, da bravo cristiano professante, di recarsi prima in chiesa per chiedere un perdono preventivo di un omicidio che dovrà assolutamente commettere per fermare il pazzo killer sempre più spietato ed efferato.
Al suo quarto lungometraggio il gran regista Abel Ferrara dirige nuovamente un thriller ambientato nella giungla metropolitana newyorkese e anche stavolta incentrato sulle azioni di un serial killer giustiziere.
Ma se in L'angelo della vendetta il killer in realtà è la protagonista che si trasforma in un giustiziere efferato per porre fine ad una violenza altrimenti latente e senza possibilità di redenzione, uccidendo i violenti in quanto non più redimibili, in Paura su Manhattan (Fear City in originale) l'assassino resta quasi defilato in secondo piano, mentre l'attenzione si concentra sul protagonista assoluto Matt, e sui pochi conoscenti che lo aiutano a tentare di risolvere la sporca questione.
Potente nella descrizione del devasto morale e fisico che sconvolge i bassifondi crepuscolari della metropoli della Grande Mela, il film di Ferrara, sceneggiato ancora dal fido Nicholas St. John, non raggiunge certo la potenza del precedente e già citato film, ma si rivela un ottimo thriller, incalzante e di grande effetto scenico, forse più interessante visionato ora che ai tempi dell'uscita, in quanto specchio mirabile di un non lontano passato di degrado e violenza risalente agli anni dell'effervescenza capitalistica che ha inebriato tutto il decennio '80 lasciando tracce indelebili e quasi mai degne di risvolti positivi.
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