Regia di Samuele Rossi vedi scheda film
Sono tre storie differenti ma ne sembrano una sola. Così lontani così vicini sono i protagonisti di La strada verso casa, gran bell’esordio nel lungometraggio di Samuele Rossi (che si era già messo in luce con il corto Giorni perduti), dove si avverte già una mano sicura nel modo in cui è costruita l’inquadratura. Con i volti spesso schiacciati in primo piano e l’azione dei personaggi sullo sfondo. Per non parlare della direzione degli attori, tra i quali spiccano Giorgio Colangeli e Cecilia Albertini. Un ragazzo, dopo la morte del padre, rinuncia al sogno di fare lo scrittore. Un industriale non riesce più a comunicare con la moglie dopo la morte della figlia. Una ragazza appena diventata madre, vive giorno e notte in ospedale accanto al marito in coma. Per la cura del dettaglio (il ritorno ricorrente delle fotografie come segno di un passato in cui non c’è voglia di rimozione), per l’emotività faticosamente trattenuta, si vede che è un progetto pensato da tempo e la sua leggera e dura impermeabilità verso l’esterno ricorda il primo Soldini, quello di L’aria serena dell’Ovest. Il cineasta mostra delle vite in stato di precaria sospensione, gioca prevalentemente sugli sguardi catturandone però tutti gli scatti nervosi e sui silenzi dove ogni rumore (porte che sbattono, piatto che si rompe) appare fragoroso e provoca violenti risvegli. E lo fa con una sorprendente maturità da veterano.
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