Regia di Martin Scorsese vedi scheda film
Living in the material world è l'esempio pressochè perfetto di come un documentario biografico dovrebbe essere realizzato: pensato come un omaggio a dieci anni dalla scomparsa di George Harrison, il film ripercorre l'intera vita del chitarrista senza soffermarsi sulla sua carriera o sulle sue particolari scelte (le donne, i dischi, l'abbigliamento, l'interesse per l'India), ma facendo emergere l'uomo dai racconti di chi maggiormente gli è stato vicino durante la sua vita. E' così che davanti a Scorsese passa una miriade di personaggi più o meno famosi, ognuno con qualche aneddoto da raccontare su George, di volta in volta marito o fratello, collega musicista o produttore cinematografico (non molti sanno che Brian di Nazareth dei Monty Python's non si sarebbe potuto realizzare senza il contributo finanziario di Harrison), compagno di band (ebbene sì: Scorsese è riuscito anche nel 'miracolo' di far prendere parte all'iniziativa perfino Ringo e Paul, nonchè Yoko Ono) o appassionato di macchine da corsa: in tutti i casi, comunque, un amico. E questo non significa lanciare le solite frasi fatte buoniste a favore di camera: emerge infatti anche il George scontroso, permaloso e capace di rispostacce fredde e di una introversione proverbiale, così come il giovane chitarrista dei Beatles incapace di stare al passo con la coppia Lennon / McCartney e afflitto da una sorta di perenne senso di inferiorità. Giusto così: un vero tributo non può prescindere dai difetti e dalle affettuose critiche, soprattutto se a muoverle sono gli amici di una vita intera come Eric Clapton e George Martin, Klaus Voormann (bassista conosciuto nel 1960 ad Amburgo, quando ancora i Beatles erano nessuno) e i Monty Python's Terry Gilliam ed Eric Idle... e via dicendo. A testimoniare la difficile - per la mole di informazioni e testimonianze da raccogliere - e prolungata lavorazione del film, fra gli intervistati compaiono perfino alcuni personaggi nel frattempo morti (Neil Aspinall, nel 2008, ma ancor prima Billy Preston, andatosene nel 2006) o finiti in galera come Phil Spector (nel 2009: 19 anni per omicidio); insomma le tre ore e mezza di pellicola possono perfino sembrare poche e in effetti, considerando che ognuno degli intervistati si esprime per non più di una manciata di secondi, viene da chiedersi che fine abbia fatto tutto il resto del materiale raccolto e se mai godrà di una qualche utilizzazione pubblica. A completare il racconto intervengono quindi immagini e filmati di repertorio, alcuni dei quali visti molto raramente (vecchie filmine degli anni '60 o girate amatorialmente da George nella sua villa, nei '70, o ancora foto di John Lennon e George a casa dell'appena defunto Stuart Sutcliffe, ad Amburgo nel 1962). Living in the material world è un lavoro perfetto per chi non conoscesse molto George Harrison e in più momenti interessante anche per chi già ne fosse fan. 8/10.
L'eccezionale vita di George Harrison, musicista, produttore cinematografico, appassionato di formula 1, esperto di discipline orientali, raccontata da lui stesso (in vecchie interviste) e dai suoi amici e più stretti conoscenti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta