Regia di Friedrich W. Murnau vedi scheda film
Florence Stoker, combattiva vedova dello scrittore irlandese creatore dell’immortale figura di Dracula (1897), fece causa (vincendola) alla produzione tedesca e a Friedrich Wilhelm Murnau, la sua azione condannò il film Nosferatu (1920) al fuoco eterno e all’oblio, tutte le copie dell’opera vennero così bruciate.
Tutte tranne una, che nascosta chissà dove, magari in qualche tomba infestata dai topi, giunse fino ai giorni nostri.
Il primo film horror sui vampiri fu così salvo, l’indiscusso capolavoro di Murnau si può oggi ammirare in una splendida edizione restaurata dalla fondazione Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung, edizione proiettata per la prima volta il 15 ottobre 2013 nelle maggiori sale cinematografiche del Regno Unito.
Ovviamente la vedova Stoker difendeva i suoi interessi, del resto Dracula rappresentava per lei l’unica proprietà di valore lasciatale dal marito Bram, il pubblico di Broadway sul finire degli anni ’20 faceva la fila per vedere l’adattamento teatrale del famoso romanzo, ad interpretare il Conte vampiro c’era un esule ungherese dalla pronuncia stentata, tal Bela Lugosi.
Hollywood non ci mise molto a sentire odore di successo e di dollari, la Universal (al tempo lo Studios dei mostri) mise in cantiere il suo film e scritturò per il ruolo di protagonista Lon Chaney, mentre per la regia fu scelto Tod Browing (regista del cult Freaks), Chaney però morì di cancro e il volto ufficiale di Dracula divenne proprio quello di Bela Lugosi, il film uscì nel 1931, ben undici anni dopo il Nosferatu di Murnau…ma questa, è un'altra storia.
Torniamo quindi indietro nel tempo, torniamo al vampiro forse più terrificante della storia del cinema, torniamo all’epoca del muto e all’estetica espressionista tedesca, torniamo a Max Schreck, la morte che cammina o meglio che fluttua leggera, ipnotica immagine di un orrore ancestrale, che da sempre vive dentro di noi e al quale non si può sfuggire.
Quello di Murnau fu un plagio evidente, prese il romanzo di Bram Stoker e lo adattò cambiandone l’ambientazione, i nomi dei personaggi, alcune parti narrative ma lasciandone intatta l’essenza e la potenza immaginifica, eppure da un confronto diretto tra i due adattamenti (Nosferatu e Dracula) le pellicole non possono che apparire clamorosamente diverse.
Il film di Murnau con le sue ardite soluzioni visive, il taglio delle inquadrature in stranianti esposizioni di terrore puro, l’inventiva di trovate al tempo tecnicamente avanzate (la carrozza con il non morto che si muove a velocità accellerata), tutto questo e molto altro ne fanno un opera semplicemente unica, ancora oggi portatrice sana di un fascino oscuro, tenebroso, mortuario, la massima essenza di un qualcosa che disturba e inquieta, ma che non si può fare a meno di ammirare.
E poi c’è Max Schreck e il suo mito, un attore che divenne leggenda di se stesso, immortale come il personaggio che l’ha reso pietra miliare della storia del cinema, il Conte Orlok è come un gigantesco buco nero che fagocita tutto il film, compare poco sulla scena ma è come se fosse sempre presente, alla fine non resta nulla a parte la sua figura spaventosamente inumana, essere schifoso che scivola nel buio, che porta la morte nera nella città di Wisborg, che annienta con la sua sola presenza qualsiasi alito di vita, che si muove furtivo con la sua bara piena di topi...in cerca di lei, in cerca di Ellen la donna che l’ha spinto oltre la sua dimora, la donna che dovrà essere sua, per sempre, per l’eternità.
Non esiste romanticismo nella figura di Orlok, Murnau ne fa un essere che è la quinta essenza del male, un ombra demoniaca che si allunga sull’uomo portando pestilenza e morte, Orlock è Nosferatu e tanto basta, nella memoria del cinefilo rimarranno per sempre impresse tutte le scene che lo vedono protagonista, tutti i momenti di terrore puro generati dalla sua figura maligna, gli occhi sbarrati che ci fissano dalla bara, il suo innalzarsi minaccioso verso il povero marinaio del Demeter, la camminata sospesa a braccare lentamente (ma inesorabilmente) il povero Hutter, il profilo folle tra le sartie della nave e infine la moltitudine di ombre deformate e deformanti che sparge intorno a se, ombre che si allungano, artigli neri che agguantano il cuore pulsante e innocente della sua preda per donarle il fatidico morso che porta morte e salvezza.
Max Schreck fu per molti anni un mistero che alimentò leggende, di lui non si sapeva praticamente nulla e molti sospettarono che dietro il trucco del vampiro si nascondesse lo stesso Murnau, altri addirittura misero in giro la voce che in scena ci fosse un vero vampiro, il mito che alimenta se stesso in un processo creativo infinito, alcuni anni fa esce il film L’ombra del vampiro (2000) diretto da Elias Merhige dove si racconta proprio questa storia, John Malkovich interpreta Murnau e un luciferino Willem Defoe da vita a Max Schreck (in tedesco significa massimo terrore!), al centro del plot la lavorazione di Nosferatu giocando con i misteri, la fantasia e l’orrore, ipotizzando la presenza in scena di un vero vampiro, l'opera è discontinua e non pienamente riuscita ma comunque da vedere, almeno una volta.
Discorso ben diverso per il remake del ’79 firmato Werner Herzog, Nosferatu, il principe della notte è un film complesso e profondo che non può raggiungere le vette dell’originale di Murnau ma che gli rende i meritati omaggi, semplicemente indimenticabili Klaus Kinski e Isabelle Adjani.
E comunque Max Schreck era al tempo un apprezzato attore, soprattutto di teatro, dopo il ruolo di Orlok interpretò diversi film, nato a Berlino nel 1879 morì per un attacco cardiaco a Monaco il 26 Novembre del 1936, ma di certo non morì l’iconica figura che aveva contribuito in modo così determinante a creare, quella resterà per sempre nella mente di tutti noi.
Su Nosferatu è stato scritto di tutto e di più, analisi e saggi che spaziano dalla psicologia alla politica, interpretazioni infinite di quella che alla fine resta solo una grande opera d’arte, un capolavoro della storia del cinema, il primo film sui vampiri, la prima trasposizione (spuria) del Dracula di Stoker, un film dell’orrore che rende tangibili le nostre fantasie più spaventose, una pellicola che ancora oggi propone un’estetica di rara potenza, una forma espositiva dal dirompente fascino macabro.
“E poi i morti gli andarono incontro”
Voto: 10
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