Regia di Martin Ritt vedi scheda film
Un film fatto da Martin Ritt, un artigiano più che diligente, spesso ha fatto operazioni più che distinte, non volando mai fra i grandi autori, ma dentro un cinema che sa affrontare il sociale dalla parte giusta. Ha avuto a suo tempo un discreto rapporto con Paul Newman, con cui ha fatto operazioni diverse, ma spesso più che interessanti. Qui ha saputo mettere nella giusta luce un’attrice come Sally Field, certamente carina, ma non da aggiungere alle pin-up di turno. E’ partita con questo film mettendosi in luce e Cannes e da lì proseguire in un percorso di tutto rispetto, aggrappandosi anche sugli specchi pur di mantenere integre le sue scelte professionali. Qui siamo negli anni ’70, periodo fertile per mettere in campo le scelte sindacali che si interessavano dei diritti primari dei lavoratori. Si parte da una storia vera, e resa in maniera credibile, senza salite e discese tipiche di un certo cinema trionfalistico americano di genere. Un panorama realistico di una situazione sociale e resa in maniera naturale e quindi credibile.
una storia vera raccontata senza inutili enfatismi che di solito affiorano da ongi parte
con i suoi ottimi scenggiatori di fiducia ha messo fuori un tipoo di cinema di denuncia sociale che non si parla addosso, ma vive in un contesto reale
Partì con Cannes e proseguì con L'Oscar, la sua carriera è vissuta sempre nella qualità di scelta
correto e giusto nel sindacalista
il marito, attore che poi finirà più nell'area Tv
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