Regia di Martin Ritt vedi scheda film
"La filanda" era sì una canzone di successo di Milva, ma pure una risorsa lavorativa per molti operai, e uno dei motori primordiali dell'industria: se a Prato c'è una crisi del tessile che ha peggiorato di fatto la condizione, non solo economica, ma anche sociale della città, nell'Alabama in cui è ambientato "Norma Rae" le condizioni dei lavoratori sono allarmanti, la salute degli stessi considerata poco importante, e in fabbrica ci si muore pure per la sottovalutazione dei problemi. Martin Ritt, uno dei registi americani più impegnati civilmente, si ispira ad una storia vera, accaduta appena prima ( il racconto si svolge nel 1978) sulla grinta della giovane venuta su da una famiglia di tradizione operaia che si gioca tutto nell'affermazione di una coscienza di classe che porterà i lavoratori a una presa di posizione inedita e alla nascita di un'adesione sindacale. Sally Field, vincitrice sia della Palma d'Oro che dell'Oscar per questa interpretazione molto riuscita, è bravissima: convince meno il sindacalista-amante nei cui panni si poteva trovare di meglio del non sempre convincente Ron Leibman, ma il fatto che i due concludano con una stretta di mano una battaglia vinta che va oltre la fine della loro relazione, e la donna rimanga sola, e con prole, vero, ma con una consapevolezza della propria forza e della propria autonomia è un passo che nella società regredente di oggi è difficile da trovare. E un'ultima considerazione: nonostante sia ormai luogo comune che i sindacati rompano più che altro i coglioni e siano aziende a sè stanti, se non c'erano col cavolo che un lavoratore comune potesse contare su cassa malattia, ferie e compagnia bella. Se oggi ci sono possiamo ringraziare chi ci si è rotto la schiena prima, anche se a qualcuno queste cose dispiace sentirle dire.
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