Regia di Lech Majewski vedi scheda film
'I colori della passione', traduzione piuttosto insulsa di 'The Mill and the Cross', con cui l'anonimo titolista sperava forse di accalappiare qualche spettatore distratto che pensava di essersi imbattuto in qualche rilassante storiella amorosa, di Lech Majewski può essere visto come un saggio sull'arte della regia: il pittore - Bruegel il vecchio, all'epoca tra i 34 e i 39 anni, impersonato in maniera azzardata da Rutger Hauer, un quasi settantenne - che sceglie il soggetto, studia la composizione, decide i personaggi che entreranno nel quadro e come ritrarli, le distanze e i giochi prospettici è una metafora del regista, che anch'egli è il responsabile della sua creazione artistica.
Oggetto del suo lavoro saranno la scelta della storia da narrare, la formazione del cast, il ritmo da imprimere alla narrazione, con l'aiuto del montaggio, i toni da dare alla stessa e le posizioni della mdp rispetto agli elementi da inquadrare.
Se sotto questo aspetto il film riesce nel suo compito, non funziona dal punto di vista filmico: la staticità la fa da padrona spesso e non si ha la magia di opere che, pur essendo d'ispirazione pittorica, possiedono una plasticità e una dinamicità cinematografiche, come 'Barry Lyndon' di Stanley Kubrick o i film di Peter Greenaway.
E' più la rappresentazione di un bel quadro che un bel film.
Voto: 7.
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