Regia di Lech Majewski vedi scheda film
Fino a che ci sarà un ventre di donna
In grado di dargli la luce,
Come chicco di grano, è l’uomo,
Che maturo entra
Nella ruota,
Per divenire farina.
Così dall’albore dei tempi, ed ora,
Un Dio al di sopra della vita e della morte,
Al di là del bene e del male,
Sta a guardare,
Come il mugnaio col suo mulino,
Ciò che la sorte decide,
Mentre la ruota
Incessante gira.
Solo i Grandi Uomini
Possono cambiare il corso della Storia
Ed il Destino dell’Umanità.
Essa brulicante nella sua misera esistenza,
Ignara, non se ne cura,
Inseguendo gioie, dolori e vanaglorie,
In un vano affabulare come fosse eterna,
La Fede non agisce più,
Ammasso di gozzoviglia ed idiozia umana,
Insensibile d’animo e cieca,
Di fronte al dolore ed alla sofferenza di un Uomo,
Annebbiata nella ragione,
Tanto che, anche per noi spettatori del dipinto,
La Salita al Calvario,
Se il titolo non ci fosse,
Il significato profondo dell’avvenimento rimarrebbe Incomprensibile,
Nascosto vertice, al centro del quadro.
Nel dipinto del 1564 esposto nei freddi, asettici, taciti corridoi
del Kunsthistorisches Museo di Vienna,
un universo vive, dove noi ci possiamo perdere,
che sia la Torre di Babele o la Strage degli Innocenti,
infinitesima è la pochezza umana
ed il messaggio , sia ai tempi dei centurioni romani,
sia ai tempi dell’inquisizione spagnola
o ai tempi nostri,
è sempre vivo:
l’artista rimane il Grande Vate del suo tempo,
ma sempre attuale.
Mi piacerebbe vedere, cosa ha fatto il regista polacco Lech Majewski,
anche lui , proveniente da un paese, che come nelle Fiandre, le cicogne
fanno il nido sui camini come in una fiaba,
con il Giardino Delle Delizie di Hieronymus Bosch,
il maestro del fiammingo Brueghel il Vecchio.
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