Regia di Hun Jang vedi scheda film
Kolossal coreano sul conflitto che, poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, pose di fronte per la prima volta, sul suolo asiatico, parte del mondo capitalista e di quello comunista. Quella di Corea fu una vera guerra fratricida, anche se alle spalle delle due fazioni in campo si muovevano rispettivamente USA e Cina. Di questo conflitto, peraltro, in Occidente sappiamo troppo poco, mentre proprio grazie al cinema americano sappiamo molto di più riguardo alla guerra del Vietnam. Una cosa che credo si possa dire è che, quanto meno all'inizio del conflitto, non era possibile che tutti quanti si trovavano al di sopra del 38° parallelo fossero comunisti (oggi probabilmente sì, dopo più di sessant'anni di indottrinamento a cura della famiglia Kim) e che invece fossero anticomunisti coloro che vivevano a una latitudine più bassa.
Il film di Hun Jang è fatto con dovizia di mezzi, che si nota nella precisione della ricostruzione storica, nelle scene di massa e perfino nella lunghezza in metri di pellicola, degna dei kolossal d'altri tempi.
La storia, che intreccia storie personali alle necessità belliche ed alle strategie politiche (che se ne infischiano della perdita di vite), è avvincente e, in alcuni momenti, perfino commovente, sconta però una serie infinita di luoghi comuni, per lo più provenienti dal cinema americano degli anni Quaranta, Cinquanta e Sessanta, fino al più recente Hamburger Hill (non so se esista veramente la collina da conquistare Aerok, ma il suo nome è il contrario di Korea), ma anche da quello sovietico del gelo e del disgelo.
Forse anche questa accuratezza mimetica nei confronti del cinema bellico, denotando umiltà nell'approccio, contribuisce a fare di The Front Line un film coerente e spettacolarmente più che dignitoso, nel quale, in certi frangenti, quasi al pari di Salvate il soldato Ryan, sembra di trovarsi in mezzo alla battaglia.
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