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Avvenne in pieno giorno

Regia di Ladislao Vajda vedi scheda film

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La recensione su Avvenne in pieno giorno

di Baliverna
10 stelle

Bellissimo questo giallo ambientato tra le valli e le montagne elvetiche. Il regista di "Marcellino pane e vino" stupisce per lo stile e la fermezza nel condurre una vicenda che non scricchiola mai, e non conosce momenti di stanca. Con il film che ha reso famoso Ladislao Vajda questa pellicola ha in comune solo l'argomento dell'infanzia innocente, qui però minacciata da un individuo che non potrebbe essere più odioso. Vengono pure messe in luce le dinamiche psicologiche dentro di lui che spiegano - ma non giustificano - il suo uccidere bambine che hanno un certo aspetto. Va detto tuttavia che Vajda non indugia in inutili particolari sadici e morbosi (tentazione a cui oggi non si sa più resistere) ma non rinuncia per questo a rappresentare il male in tutto il suo orrore. Tratto da un romanzo di Friedrich Dürrenmatt, vede lo stesso scrittore collaborare alla sceneggiatura assieme a Vajda e a tal Hans Jacoby, il che secondo mette il film al riparo da eventuali malumori per il finale cambiato (che infatti non stona).
Il fatto che il commissario pensionato in qualche modo si serva di un'altra bambina per scovare il maniaco assassino sembra instillare nel film una certa ambiguità morale, che consisterebbe nell'usare il male per giungere al bene. Tale ambiguità secondo me però non è tale. E' diversa, ad esempio, da certi film come La Jena di Robert Wise. Il protagonsita afferma infatti di aver sottovalutato i rischi a cui esponeva la bambina, che calcolava di poter proteggere con sicurezza. Si pente anche della sua sottovalutazione del pericolo; ed ecco che l'accusa di ambiguità morale secondo me deve cadere.
Il film apre anche una piccola finestra sulla chiusura e sui pregiudizi delle piccole comunità montane nella perfetta Svizzera, che vogliono linciare il sospettato, e condannano all'ostracismo mamma e figlia solo perché piantate dall'uomo che avrebbe dovuto stare con loro.
La vicenda ci tiene col fiato sospeso, nonostante lo spettatore scopra l'assassino prima del protagonista, fino a giungere ad un finale di grande tensione. Bravissimo Heinz Rühmann, ma molto bravi anche gli altri principali attori, persino la bambina. Lo stesso romanzo fu portato sullo schermo altre volte, l'ultima da Sean Penn con "La promessa" (2001). Considerato l'alto livello artistico del film, proprio non si capisce perché in Italia sia sparito dalla circolazione.

 

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