Regia di Ladislao Vajda vedi scheda film
Un giallo dallo sviluppo non convenzionale, valorizzato da un protagonista tenace e immerso nell'indagine, nonché affascinante per l'uso indovinato delle location boschive e delle solitarie stradine di paesi svizzeri isolati.
Il corpicino di una bambina di otto anni viene rinvenuto, senza vita, in un bosco tra le alpi elvetiche. Il venditore ambulante che lo ha trovato viene messo sotto accusa finché, stravolto da insistenti interrogatori, si toglie la vita. L'ispettore della polizia cantonale è al suo ultimo giorno di lavoro, ma rimane così colpito dal caso che se ne fa carico privatamente. Collegando altri due omicidi simili, avvenuti in paesi vicini con vittime bambine che si assomigliano nell'aspetto, l'ispettore è convinto di avere individuato la strada che l'assassino percorre abitualmente. L'indagine diventa una vera ossessione al punto che, per meglio proseguire verso una probabile risoluzione, l'uomo rileva per tre mesi un distributore di benzina, facendo archivio di targhe e persone passanti nel luogo... non solo: assume una ragazza madre con il solo scopo di utilizzare la piccola figlia come esca per intrappolare l'assassino.
"Il malato diventa sempre più succube della sua fobia, e l'intervallo che corre tra un attacco e l'altro... diventa sempre più breve (...) Dopo il delitto si sente sollevato, poi riprende ad accumulare odio, e allora ricomincerà a girare per le strade, cercando una vittima e quando l'avrà trovata se la farà amica e sfoghera' la sua mania omicida".
In questi termini descrive la psicologia del killer l'esperto consultato dall'ispettore, andando incredibilmente vicino alla realtà dei fatti.
Il mostro di Magendorf è un raffinato noir d'epoca, ispirato da un ottimo testo letterario, diretto con grazia e particolare attenzione dal regista del più noto Marcellino pane e vino, ovvero l'ungherese Ladislao Vajda.
Il film affascina per l'inusuale progressivo andamento della indagine, sviluppata in maniera non convenzionale, inserendosi nella sfera estremamente personale del protagonista. La positiva figura di un uomo sconvolto dal triste destino che attende alcune piccole ragazze in mezzo ai boschi svizzeri, affascina sin dalle prime sequenze in cui compare e nelle quali -per come assume postura, dal tono della voce e dai lineamenti espressivi del volto corrucciato- sembra sentirsi, a suo modo, colpevole dell'accaduto. Non condivide l'accanimento contro il venditore ambulante e si prodiga per puro senso della giustizia, in una estenuante caccia all'uomo unicamente nel rispetto delle vittime innocenti. E il dramma è così intenso che attanaglia il cuore, ferisce l'animo e invoglia a individuare il perverso assassino... la cui identità viene svelata relativamente presto allo spettatore, mentre ancora è oscura all'ispettore.
La scabrosa base del racconto è solo suggerita e, per fortuna, nulla di esplicito, in merito alla violenza sui piccoli corpicini, viene messo in campo. E' più che sufficiente, a scuotere la nostra sensibilità, l'aura di mistero, l'enigma che avvolge un luogo (il bosco) che sembra avere un'anima e che introduce il film così come lo chiude. Nella sequenza di apertura la macchina da presa, con carrellate feline e dolci, si introduce tra alto fusti mossi dal vento: e l'atmosfera (evocata molti anni più tardi nell'incipit di Phenomena, anch'esso girato tra le alpi in Svizzera) è gravida di oscuri presagi. Quando il cielo si oscura e un violento fortunale si scatena, sembra quasi che la natura stessa stia replicando, urlando, soffrendo per la terribile scoperta appena fatta dal venditore ambulante.
In seguito altri gialli, pure notevoli, avrebbero affrontato un tema simile, in particolare due titoli tutti italiani e dai risvolti ovviamente differenti non foss'altro che per le diverse location: Chi l'ha vista morire? di Aldo Lado e Non si sevizia un paperino di Fulci.
Il film è stato recuperato dalle benemerita Sinister che lo propone, con il titolo alternativo di Il mostro di Magendorf, nel formato video 1.33:1 in una discreta qualità video, con traccia audio italiana d'epoca non perfetta anche se comprensibile. Sovente entrano in campo i sottotitoli quando appaiono le sequenze che dovrebbero essere inedite, ovvero assenti nella edizione passata nelle nostre sale. Presente il solo commento di Cozzi, mentre stranamente v'è un grosso refuso nel retro della cover poiché la sinossi riportata non corrisponde a quella del film.
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