Regia di James Marsh vedi scheda film
Coinvolta anche a causa di legami familiari nei Troubles nordirlandesi dei primi anni 90, i più tremendi, Colette (Andrea Riseborough) viene incastrata da Mac (Clive Owen), un agente dell’MI5 che la costringe a operare come infiltrata nell’IRA (e in casa). Ma qualcuno sospetta, e l’Intelligence inglese non va troppo per il sottile se c’è da sacrificare una irlandese. Una storia raccontata quante volte? Mille, duemila. E persino il risvolto personale del finto cinico agente Mac è prevedibile. Ma il film contribuisce a tenere desta l’attenzione: chi conosce l’Irlanda sa quanto i Troubles siano una belva dormiente (o un elefante in una cristalleria, metafora tipica da quelle parti e cara a Gus Van Sant), senza contare che negli ultimi anni a Belfast si è tornati a sparare. Il valore di Doppio gioco è soprattutto altrove, nella regia di James Marsh, bravo cineasta inglese già premiato con l’Oscar per il documentario Man on Wire e autore per Channel 4 della seconda puntata della trilogia di Red Riding dai romanzi di David Peace, intitolata 1980. Un tratto comune lega questi progetti “in continuity”. La ricerca della luce della memoria: uno spessore dell’immagine che sappia travalicare la semplice scenografia vintage, o la ricostruzione stucchevole, rendendo presente il passato. Per questo Doppio gioco è un film politico: racconta una comunità per come era e ancora non è del tutto riuscita a non essere più.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta