Regia di James Marsh vedi scheda film
Fate bene attenzione alla traduzione italiana del titolo, perché altrimenti di questa spy-story ultra-ellittica diretta da James Marsh, al suo primo lungometraggio di finzione dopo gli ottimi documentari Man on wire e Project Nim, capirete ben poco.
La vicenda inizia nel 1972, a Belfast. Ci scappa il morto, ed è un bambino. La gente non ci sta e si arma contro la corona inglese. Vent'anni dopo una ragazza (Riseborough) viene fermata mentre sta per compiere un attentato a Londra. È la sorella di quel bambino morto ed è diventata una giovane madre. Uno 007 inglese (Owen) le promette protezione per lei e per il figlioletto, a condizione che ella faccia da informatrice. Peccato però che la vita da informatrice è ben peggiore di quella che avrebbe potuto fare nelle (patrie?) galere.
Una regia di impostazione assai classica viene messa al servizio di una storia raccontata in maniera molto ellittica, che lascia scoperti diversi passaggi cruciali, richiedendo allo spettatore un grosso sforzo di raccordo. Il tutto per mettere in scena il dramma del separatismo nordirlandese e della tragica pagina del terrorismo dell'IRA attraverso uno stile algido, aggiungendo ben poco a un tema che - come nel caso di Michael Collins, Il silenzio dell'allodola e Il vento che accarezza l'erba - fatica a trovare un'adeguata rappresentazione cinematografica.
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