Trama
Irlanda, anni Novanta. Colette McVeigh (Andrea Riseborough) ha passato tutti i 29 anni della sua vita a impegnarsi in prima persona per la causa repubblicana. I suoi fratelli sono dei membri influenti dell'Ira, suo marito è stato ucciso dalla polizia britannica ma, dopo un attentato terroristico a Londra fallito, si ritrova di fronte a un bivio: se non vuole veder crescere i propri figli da dietro le sbarre di un carcere, dovrà rivelare ai servizi segreti inglesi tutto ciò che sa sulle attività terroristiche e sull'organizzazione dell'Ira.
Approfondimento
DOPPIO GIOCO: UN THRILLER NEI TUMULTI IRLANDESI
Doppio gioco è un thriller di fantasia ambientato nel contesto di un conflitto purtroppo reale. L'attinenza ai fatti raccontati ha fornito uno sfondo compulsivo in cui far muovere dei personaggi convincenti, frutto della creatività dello scrittore e giornalista Tom Bradby. Bradby crea il romanzo nel 1990, periodo durante il quale si trova come corrispondente tv nell'Irlanda del Nord. Scrivere il libro è stata un'opportunità per portare alla luce aspetti del conflitto che i cittadini non conoscevano. All'epoca, per non creare disordini e sospetti, nessuno infatti accennava all'esistenza delle figure degli informatori segreti ma Bradby ha usato i suoi contatti nell'ambiente inglese e in quello irlandese per conoscere direttamente qualche individuo che giornalmente rischiava la vita qualora scoperto. Nel libro, Bradby concentra la sua attenzione sul rapporto che si sviluppa tra un ufficiale e una informatrice: mentre lui cerca di salvarle la vita, lei invece tradisce tutti coloro che la circondano per proteggere suo figlio. L'adattamento cinematografico del romanzo è stato curato da Bradby stesso che, per renderlo più funzionale al cinema, ha apportato alcune modifiche soprattutto sul personaggio maschile. Mentre sulle pagine era molto più giovane, per il film Mac è stato reso più vecchio e un po' più maturo in modo da spiegare il perché Colette riponga la sua vita nelle mani di uno sconosciuto, fidandosi ciecamente delle sue parole. Dopo due anni di lavoro e di limatura, la sceneggiatura di Bradby è stata inviata al regista premio Oscar James Marsh (Man on Wire, Project Nim) che, preferendo trascendere il contesto storico e politico alquanto complesso, si è concentrato soprattutto sull'aspetto thriller e sulla psicologia dei personaggi. Chiedendo a Bradby di poter apportare ulteriori modifiche, Marsh ha rivisto il copione dando maggiore spazio a Colette e al conflitto interiore da lei vissuto.
LA SCELTA DEGLI ATTORI
Contrariamente a quanto spesso accade, James Marsh non ha subito scelto la coppia di attori protagonisti ma ha cominciato a reclutare il cast partendo da colei che avrebbe interpretato la parte di Ma, la madre dei fratelli terroristi. Secondo Marsh, infatti, il modo giusto per costruire la famiglia e capirne le dinamiche di relazione fosse quello di partire da colei che ha cresciuto i figli in un ambiente difficile e ricco di contraddizioni. La scelta è caduta su Brid Brennan, attrice irlandese che ha vissuto nella parte ovest di Belfast durante i tumulti degli anni Settanta. Dato che chi abitava in quella zona non poteva esimersi dal prendere posizione sul conflitto, la Brennan ha potuto riportare in scena ciò che aveva provato in prima persona durante quegli anni in cui le famiglie erano costrette a (soprav)vivere sotto il peso di un'enorme pressione. Dopo averla notata in Brighton Rock di Roland Joffé, James Marsh ha contattato Andrea Riseborough per il ruolo di Colette. Poiché il personaggio permetteva di spaziare sui toni da usare, la Riseborough ha sperimentato diverse sfumature, puntando su una calma apparente che si traduce in solida forza per sopravvivere a ciò che si lascia alle spalle. Clive Owen è invece Mac, l'agente dei servizi segreti MI5. Tralasciando l'azione, Owen ha restituito un personaggio meno aggressivo di quelli a cui l'attore è abituato, facendo emergere i conflitti interiori di Mac alle prese con i dubbi sull'operato del governo dettati dalla propria presa di coscienza. Mentre Domhnall Gleeson ha dato corpo a Connor, il fratello più gentile e affettuoso di Colette, e Aiden Gillen a Gerry, quello più testa calda, David Wilmon è Kevin Mulgrew, il capo della sicurezza interna dell'IRA. Gillian Anderson è stata convinta da Marsh a interpretare Kate Fletcher, l'inflessibile agente del MI5 la cui missione ultima è salvare vite umane dal conflitto a costo della propria vita privata. Al fine di risultare più credibile e capire le ragioni che spingono Kate ad agire, la Anderson ha studiato quale fosse la prospettiva britannica nella gestione del conflitto. Ciò ha spinto il regista a voler leggere la storia di Irlanda dai tempi di Guglielmo il Conquistatore fino al Duemila agli attori che non avevano familiarità con la storia di una nazione la cui politica ha sempre influenzato la vita delle persone.
RICREARE GLI ANNI NOVANTA
James Marsh ha sempre creduto nella collaborazione reciproca tra regista e troupe dei propri film. Per Doppio gioco ha voluto al suo fianco il direttore della fotografia Rob Hardy, lo scenografo Jon Henson e la costumista Lorna Marie Mugan, coinvolgendoli sin dalla sceneggiatura a portare il loro contributo. Mettendo in evidenza la contrapposizione tra gli aspetti thriller e quelli familiari della storia, la Mugan ha optato per costumi che descrivessero da soli la personalità di Colette, il suo essere repubblicana e lo stato di solitudine in cui vive. Per non cadere nei soliti cliché di scene ambientate negli uffici di polizia, Henson ha spostato la maggior parte delle attività del MI5 in ambienti meno attesi, come ad esempio le camere di un albergo, che restituiscono lo spaesamento di Colette di fronte a un territorio a lei completamente sconosciuto. Girando soprattutto a Dublino, Henson ha voluto dare al film un'ambientazione particolare e ha scelto di evitare le case dai classici mattoni rossi, scegliendo una grande tenuta di color grigio come luogo dell'azione principale. In questo paesaggio di grigio cemento e lamiera, Colette con il suo cappotto rosso diventa un forte elemento di contrasto, separandola visivamente anche dal paesaggio che la circonda. Dato che la storia si svolge nel 1990, un'epoca in cui il mondo non era molto diverso da quello degli anni Duemila, per sottolineare la transizione tra la fine dell'era dei tumulti e l'inizio del processo di pace Hardy ha dovuto lavorare molto sulle luci seguendo più le prestazioni degli attori piuttosto che adottare drastici cambi di tonalità.
Note
Chi conosce l’Irlanda sa quanto i Troubles siano una belva dormiente, senza contare che negli ultimi anni a Belfast si è tornati a sparare. Il valore di "Doppio gioco" è soprattutto altrove, nella regia di James Marsh, bravo cineasta inglese già premiato con l’Oscar per il documentario "Man on Wire" e autore per Channel 4 della seconda puntata della trilogia di "Red Riding". Un tratto comune lega questi progetti “in continuity”. La ricerca della luce della memoria: uno spessore dell’immagine che sappia travalicare la semplice scenografia vintage, o la ricostruzione stucchevole, rendendo presente il passato.
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Commenti (4) vedi tutti
Narra il conflitto tra IRA e Gran Bretagna. Ben fatto, ma alla fine i protagonisti e lo spettatore restano con un pugno di mosche. Tante morti, per niente. I sopravvissuti devono fuggire per tentare di rifarsi, forse, un'esistenza altrove. Senza sapere con chi. Lascia un senso di tristezza e vuoto.
commento di Levis2004Un film ben costruito, cha fa vedere che spirale di dolore può essere la guerra lontano dai campi di battaglia, nella quotidianità della vita familiare, facendo la spesa ed andando a scuola. Peccato che la regia sia un pochino noiosa. Voto 6.
commento di ezzo24Bugie e tradimenti nell'irlanda dell'IRA; perché la prima vittima della guerra è l'innocenza. Ben fatto, coinvolgente, duro e non convenzionale, il film deve molto all'interpretazione di Andrea Riseborough.
commento di michelIl merito enorme del notevole regista James Marsh è di aver girato un film asciutto, senza fronzoli, che punta dritto al cuore della storia: pochi romanticismi politici e dialoghi secchi, poco affettivo, tranne una ovvia mamma per il suo piccolino, e nessuna concessione allo spettacolo.
leggi la recensione completa di michemar