Regia di Ben Affleck vedi scheda film
Teheran 1979 - l'ambasciata americana è assediata nei giorni successivi alla cacciata dell’odiatissimo scià, che i rivoluzionari avrebbero voluto processare ma che gli USA avevano aiutato a mettersi in salvo.
Questo antefatto è narrato brevemente con l’ utilizzo di immagini e filmati d’epoca, dopo il quale la nostra attenzione immediatamente si sposta sul gruppo degli impiegati che, all’interno dell’ambasciata, si preoccupavano di bruciare e tritare in gran fretta i documenti e le prove del coinvolgimento del loro governo nelle azioni violentemente antipopolari del monarca-satrapo, mentre la folla, diretta dalle milizie islamiche di Khomeini, premeva per entrare e arrestarne gli occupanti.
Dopo l’uscita e l’arresto degli addetti, ora ostaggi nelle mani dei rivoluzionari e oggetto di trattativa diplomatica fra i governi, erano rimasti, per completare il lavoro di distruzione dei documenti, solo sei impiegati, che vennero dapprima segretamente ospitati presso l’ambasciata canadese e che successivamente vennero liberati con una segretissima operazione (fu Clinton, anni dopo, a rivelarla) temeraria, che si concluse felicemente grazie anche a una serie incredibile di circostanze fortuite, ma soprattutto grazie al sangue freddo e all’audacia di un giovanotto della CIA, Tony Mendez (Ben Affleck), che mise a punto un piano che sembrava così inverosimile e irrealizzabile da suscitare i dubbi dello stesso governo americano che stava quasi per mandarlo a monte.
Argo è infatti il titolo di un film che mai vide la luce, ma che fu studiato nei minimi particolari, grazie anche all’intelligenza e alla generosità di un vero produttore cinematografico, che prestò uomini, denaro e competenze per realizzarne il progetto e renderlo credibile: gli organismi statali americani avrebbero dovuto essere esclusi da qualsiasi forma di coinvolgimento.
Sotto falso nome e sotto le mentite spoglie di un regista canadese, Mendez riuscì a ottenere il permesso, per sé e per una troupe di sei uomini, addetti ai lavori, di perlustrare le vie di Teheran in cerca delle location necessarie alla realizzazione di un film fantascientifico, Argo, nonché l’autorizzazione a ripartire con un volo della Swissair dall’aeroporto di quella città.
In un lasso di tempo brevissimo, i sei impiegati divennero esperti operatori, sceneggiatori, soggettisti, fotografi, tanto che, superando le molte resistenze e le paure, umanissime e comprensibili, furono in grado di affrontare la situazione. L’intera operazione, però, era resa assai ardua dagli sviluppi imprevisti della rivoluzione, dai repentini mutamenti e dalle crescenti difficoltà che imponevano nuovi percorsi, nuove giustificazioni, nuove invenzioni.
Il film racconta parallelamente sia le vicende dei sei impiegati, scettici, ma disperatamente costretti a recitare la loro parte, sia la solitudine di Tony Mendez, che più di ogni altro vedeva i rischi reali e improvvisava spesso sul momento i comportamenti che sembravano adatti, sia infine i pasticci del governo americano che, impartendo contrordini insensati, si rivelava il peggior nemico del successo del disperato tentativo di portare tutti in salvo.
Ne deriva una rappresentazione così interessante e spettacolare da rendere più che mai rapide le due ore del film, che riesce a trasportarci nel clima infuocato della rivoluzione khomeinista, della sete di giustizia del popolo dell’Iran, ma anche dell’ intolleranza fanatica che stava emergendo e con la quale anche oggi gli iraniani democratici stanno facendo i conti.
Nella perfetta fusione dei diversi piani del racconto che è insieme thriller spionistico e ricostruzione attendibile della realtà storica e politica di allora, l’opera diventa un importante elemento di conoscenza delle ragioni remote per le quali, ancora oggi, tutto il mondo guarda con apprensione alle questioni iraniane e ai problemi di quella tormentata area del mondo.
La regia domina la complessa materia con grande capacità di contenere, in una narrazione pulita e senza effetti speciali, la magmatica realtà, lasciando parlare i fatti, che per la loro intrinseca drammaticità sono più che sufficienti a catturare l’attenta partecipazione di chi vede il film.
film rivisto su IRIS
recensione: aggiornato oggi il mio scritto del 9 novembre 2012
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