Regia di Ben Affleck vedi scheda film
Agente CIA specializzato in 'esfiltrazioni', escogita un ingegnoso quanto pericoloso stratagemma per liberare i sei ostaggi dell'ambasciata americana a Teheran, riparati presso la residenza dell'ambasciatore Canadese all'insaputa della polizia politica, dopo l'assalto da parte dei rivoltosi fedeli al regime dell'ayatollah Khomeyni appena insediatosi nel Gennaio del 1979. Con il supporto e la consulenza di un truccatore e di un produttore di Hollywood viene simulata la vera produzione di un falso film di fantascienza (con tanto di battage,locandine, storyboard e biglietti da visita) di cui i fuggiaschi avrebbero dovuto costituire il cast tecnico incaricato di un sopralluogo sulle location mediorientali. Finale al cardiopalma.
Basato sulla storia vera riportata nell'omonimo libro dello stesso protagonista interpretato da Ben Affleck (il Tony Mendez alias Kevin Harkins del film), il belloccio di talento del cinema americano sforna un energico e rutilante spy-drama che, conscio della gloriosa tradizione yankee sospesa tra impegno civile e senso dello spettacolo, fa continuamente la spola tra l'America delle anticamere del potere politico e quelle dei mestieranti del cinema (dagli uffici di Langley dove non riescono a trovare nemmeno il numero del segretario degli esteri a quelli di una Hollywood dove non si puo' attraversare la strada per un 'ciak in corso') ed il clima di proscrizione della capitale iraniana messa a ferro e fuoco dopo la deposizione del tiranno filo-americano, coniugando mirabolmente le due principali inclinazioni dell''american way of life' da esportazione: il dominio nella politica estera e quello nella settima arte, spacciate entrambe per un sincero quanto dissimulato proselitismo democratico e culturale. Più costruito per intrattenere che per far riflettere, è comunque un film di azione drammatica che vanta una solida e articolata sceneggiatura di Chris Terrio e uno strepitoso montaggio di William Goldenberg (entrambi insigniti dell'Oscar) che riescono a condensare una materia narrativa carica di implicazioni politiche e storiche importanti (ma solo latamente sfiorate) lungo la direttrice consolidata dell'eroismo (del pragmatismo) a stelle e strisce dove ,un 'generale Custer' barbuto (in giacca e cravatta) e un pò anonimo, riesce a portare in salvo il suo settimo cavalleggeri dal ferale accerchiamento delle truppe cammellate jihadiste. Storia perfetta (e furbetta) per la riduzione cinematografica hollywoodiana, ha meriti più tecnici che puramente artistici pur mantenedo saldo il controllo su un registro di autoironia e di delizioso auto-citazionismo in cui nè la politica estera americana nè la credibilità dell'establishment culturale East-coast ci fanno una bella figura, ridotti come sono a ricorrere ad inverosimili espedienti pur di cavarsi fuori dal 'cul de sac' di un forsennato equilibrismo diplomatico ("Sei americani fatti uscire dalla casa di un diplomatico canadese e giustiziati è uno scandalo internazionale. Sei americani che sono sorpresi all'aereoporto a fingere di fare un film con la CIA e giustiziati è un imbarazzo nazionale") ma mostrando la potenza di affabulazione e di persuasione di una 'macchina dei sogni' in grado di arrivare là dove la becera politica Carteriana non sarebbe mai riuscita ad arrivare. Tra gli educativi storyboard che passano nei titoli di testa e gli inserti documentari in quelli di coda scorre un episodio di storia americana fatta di inganni e sotterfugi, make up ed effetti speciali, protagonisti e comprimari di un immaginario fantastico al servizio della causa (dalla potenza produttiva di 'Star Wars' allo scimmiottamento emulativo di 'Argo vaffanculo'). Bravo Affleck,bravissimo Goodman, inarrivabile Arkin. Tre Premi Oscar, 2 Golden Globe e 3 British Academy Film Awards. Troppa grazia, ma va bene così.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta