Regia di Ben Affleck vedi scheda film
Se ci eravamo un pò tutti piacevolmente sorpresi all'esordio di Ben Affleck dietro la macchina da presa,con "Gone,baby,gone",e le critiche erano proseguite elogiando anche "The town",noir moderno in cui Affleck tornava a recitare,ma in un film corale (personalmente lo trovai però meno interessante del suo primo film diretto),con il suo terzo lavoro siamo in piena progressione:"Argo" è un grande thriller drammatico,a sfondo politico-storico,come si usava fare negli anni Settanta,decade in cui parte la vicenda astrusa quanto tesa raccontata nella pellicola.Il fatto,tra l'altro,è stato declassificato dagli archivi della Cia molto più tardi,e la situazione da commedia degli equivoci,di americani intrappolati nel tumulto dell'Iran fresco dell'avvento del regime duro dell'Ayatollah Khomeini,e la presa dell'ambasciata USA, tirati fuori dal Paese fingendo che siano parte di una troupe canadese che effettuava i sopralluoghi per girare un film di fantascienza.Affleck,che si riserva la parte dell'esfiltratore Tony Mendez,che ha l'idea e effettua il viaggio di persona per liberare i sei connazionali che rischiano di venire catturati e torturati,ricostruisce accuratamente sia il clima rovente dell'epoca,senza eccedere in retorica patriottica,spiegando all'inizio del lungometraggio come avvenne,a grandi linee,l'insurrezione khomeinista,le colpe degli americani e il rischio di arrivare ad una guerra:il film,anche se le cronache ci hanno riportato come si sono concluse le cose,fa tenere lo spettatore sul chi vive per due ore piene di cinema vibrante,ben costruito (straordinario lo stratagemma narrativo della governante dell'ambasciatore canadese...)e tutto teso ad un finale al cardiopalma,in cui si è data probabilmente una versione romanzata di una vicenda già rocambolesca e quasi surreale,se non fosse per la componente potenzialmente tragica delle possibili conseguenze.Il cinema come ancora di salvezza,o meglio,il sogno che il cinema apporta alla Realtà,.e il coraggio di prendersi una responsabilità,anche quando la logica della sopravvivenza chiamerebbe fuori dalle questioni,raccontati con ottimo estro registico,buona mano nel condurre attori capaci (indimenticabili i controcanti brillanti di Goodman e Arkin,ma restano impressi il duro Bryan Cranston,il nevrotico Scott McNairy e l'affabile Tate Donovan) e una bravura nel gestire tempi narrativi e susseguirsi dei fatti raccontati che lasciano pensare che abbiamo trovato un autore ancora giovane,che potrebbe realizzare nuovi bei film.
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