Regia di Paolo Uzzi, Giovanni Vernia vedi scheda film
Ti stimo fratello è un caso raro: rappresenta infatti la rarissima evenienza di un film realizzato con pochi mezzi e che dispone di persino minori idee. Scritto e girato senza alcun tipo di ambizione - escluse ovviamente quelle alimentari - dal protagonista e dal suo autore Zelig (Paolo Uzzi), il lavoro ha quantomeno il lato positivo di risultare compiuto e discretamente definito in fase di scrittura; impossibile negare infatti che Ti stimo fratello non abbia tutte le carte in regola per fare breccia sul più vasto pubblico: è comico, è sentimentale, ha dalla sua quel tanto di buonismo e di manicheismo, di stilizzazione che permettono facilmente a Vernia di cavare perfino una morale - per quanto discutibile - dalla sua storia. Ma proprio a causa di questa fisiologica mancanza di argomenti, il film arriva a consegnare un messaggio stantio (ribellandoci alle quotidiane costrizioni raggiungeremo la vita che desideriamo) e perfino - involontariamente, si presume - offensivo, con quel quadretto ironico della Guardia di finanza sbeffeggiata insistentemente. Tutto troppo stilizzato, troppo diretto e banale; d'altronde sarebbe folle chiedere di più a un lavoro che nasce con tali presupposti. In ruoli di contorno ci sono anche Bebo Storti, Diego Abatantuono e Maurizio Micheli; cameo del dj Albertino; alla sceneggiatura collaborano anche Francesco Cenni e Michele Pellegrini. 2/10.
Giovanni ha studiato da ingegnere ma si ricicla come pubblicitario in un'agenzia milanese. Per fare carriera non esita a fidanzarsi con la figlia del capo; ma quando arriva in città il gemello discotecaro e un po' scemo Jonny, per Giovanni sarà l'inizio di una personalissima rivoluzione.
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