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Una ragazza a Las Vegas

Regia di Stephen Frears vedi scheda film

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La recensione su Una ragazza a Las Vegas

di supadany
4 stelle

Trasferta americana poco fortunata per Stephen Frears, tanto che della sua mano in questo film non ci si ritrova praticamente nulla e viene naturale rileggere più volte i crediti, perché davvero pare diretto da qualcun altro, a tal punto che sembra assistere ad una qualsiasi commedia americana senza alcuna velleità se non quella di mettere assieme un po’ di volti noti.

Beth (Rebecca Hall) arriva a Las Vegas sognando di svoltare e comincia a lavorare per Dink (Bruce Willis) che guadagna piazzando scommesse per lui e per gli altri.

Ma la gelosia della moglie di lui (Catherine Zeta-Jones) nei suoi confronti la spinge a cambiare aria, ma lungo il suo percorso avrà ancora bisogno di loro per cavarsela.

 

Rebecca Hall

Una ragazza a Las Vegas (2012): Rebecca Hall

 

Delle (migliori) commedie di Stephen Frears, penso ad esempio a “Tamara Drewe” (2010) solo per non andare troppo indietro nel tempo, non vi è nulla, mai un’impennata o una graffiata improvvisa, il racconto procede senza partecipazione e si fatica realmente a trovare qualcosa che valga la pena di essere ricordata.

Questo ad eccezion fatta, almeno rispetto al resto, di Rebecca Hall, che si prodiga in ogni modo tra smorfie e sorrisi (e qualche posa sexy), ma poi all’interno del cast è pure l’unica, visto che Bruce Willis pare imbrigliato in un personaggio poco curato e peggio va a Catherine Zeta-Jones affatto sfruttata, mentre il recuperato Joshua Jackson pare un pesce fuor d’acqua, due caratteristi come Frank Grillo e John Carroll Lynch navigano sullo sfondo e Vince Vaughn è una scheggia impazzita, ma con solo rarissime puntante sulle quali contare.

Purtroppo è dura aggiungere altro, pare di trovarsi di fronte ad un tv-movie, diretto con reale distacco, i legami sui quali stringere ci sarebbero pure (Beth-Dink), così come gli scontri (tra Beth e la moglie di Dink), ma si tende quasi a soprassedere, mentre come messaggio rimane per lo più un monito nei confronti del mondo delle scommesse nel quale è facile entrare e complicato uscirne (anche se non credo fosse un obiettivo).

E c’è anche poco materiale per il quale (sor)ridere attorno al vagare ingenuo di Beth, per un film che pare essere inerte e passi pure che si tratti di una “scappatella alimentare” per Stephen Frears, ma manca anche quel minimo di mestiere che un regista della sua esperienza, e pure bravura, non può mai far mancare, in nessun caso.

Forse non terribile, in fondo c’è troppo poca carne al fuoco anche per essere così considerato, ma fin troppo anonimo.

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