Regia di Stephen Frears vedi scheda film
«Voglio uno stimolo. Voglio tanti soldi». Questo l’assunto di partenza per l’adattamento dell’autobiografia di Beth Raymer, giornalista americana con un passato da bookmaker legale a Las Vegas e illegale a New York grazie al mentore Dink. Il potenziale narrativo c’è tutto, con l’orizzontalità del percorso di Beth tagliata dalla verticalità dei suoi incontri/scontri con personaggi concepiti come vettori di rischio, amore, gelosia e quant’altro possa servire a una commedia sentimentale d’azzardo. Ma la sceneggiatura di DeVincentis evita grossolanamente la profondità, elidendo ogni complessità nei conflitti e ogni stratificazione dei sentimenti. Le svolte psicologiche improvvisate e i legami affettivi inspiegabili (qual è il patto tra Dink e la moglie Tulip?) restituiscono tipi umani degni di una produzione televisiva di secondo piano. La rampante Beth di Rebecca Hall legge Lolita e si abbronza con l’olio per bambini, l’ingessato Dink di Bruce Willis diventa isterico quando perde, quel patatone di Jeremy non si scompone proprio mai: da un film di Frears, per quanto alimentare, proprio non ce lo saremmo aspettati. A mancare, poi, non sono il ritmo né l’azione, bensì gli spunti comici in grado almeno di giustificare l’appartenenza al genere. Anche in questo caso il materiale ci sarebbe, ma ogni potenziale veicolo di umorismo grottesco (la schizoide Tulip della Zeta-Jones, lo sciroccato gambler Rosie di Vince Vaughn) è confinato ai margini di sequenze secondarie, come per evitare ogni tipo di eccesso, dunque di rischio. Che spreco.
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