Trama
Robbie si intrufola furtivamente nell'ospedale in cui la fidanzata Leonie ha appena partorito e, abbracciando il figlio appena nato, gli promette che avrà un'esistenza migliore della sua, costretto alla fuga perché braccato dal padre di Leonie e dalla polizia che lo insegue a causa di un reato commesso. Riuscito a evitare la detenzione in prigione, mentre sconta la sua condanna offrendo servizi utili alla comunità, Robbie incontra tre piccoli criminali che non riescono a trovare lavoro per via dei loro trascorsi. Insieme, progettano di dare un nuovo corso alla loro vita grazie a ciò che Robbie ha imparato dall'educatore Henri sul whisky, mettendo in piedi una truffa.
Approfondimento
INCONTRARE LA PERSONA GIUSTA
Cosa accade nella mente di un giovane che ancora non è riuscito a trovare un lavoro quando viene al mondo il suo primo figlio ed è costretto a ripianificare il suo futuro, consapevole di doversi prendere cura di un altro essere umano? Questo è l'interrogativo da cui sono partiti il regista Ken Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty nello scrivere il copione di La parte degli angeli e nel tracciare le linee descrittive del personaggio di Robbie, protagonista della pellicola.
Nonostante la storia sia realistica e abbia un potenziale altamente drammatico, La parte degli angeli con i toni leggeri della commedia mette in scena una piccola favola dal sapore quasi magico. Robbie ha avuto un passato tragico e non ha intenzione di far vivere al figlio quello che hanno già passato lui, suo padre e suo nonno, tre generazioni di disoccupati allo sbando. Guardando dentro se stesso, sa che non vuole essere così come lo descrive il padre della sua ragazza. Il prendere coscienza della sua reale condizione è un primo passo per andare contro la sfiducia del mondo circostante e cercare di ottenere qualcosa di diverso, sebbene non sia sicuro di avere la forza necessaria per cambiare lo status quo. Ha bisogno di qualcuno che lo sproni e questo qualcuno si palesa con la comparsa di Harry, il mentore incontrato mentre è in comunità. Incontrare la persona giusta al momento giusto può cambiare la vita, soprattutto se si vive una condizione vulnerabile. Harry è quel tipo di persona che riesce a percepire il vero potenziale degli altri: descritte spesso come pigre, avide e inette, le giovani generazioni hanno bisogno di qualcuno che invece le aiuti a scoprire le proprie qualità intrinseche. Quello che dovrebbe essere il vero compito delle autorità di vigilanza al servizio della comunità spesso finisce con il trasformarsi in un lavoro non facile, caratterizzato da forme d'autorità rinnegate e non accettate. Nel caso di Harry però è differente: come i ragazzi che assiste, anche lui ha avuto un'esistenza travagliata e sa cosa significhi reinventarsi una vita.
DALLA STRADA AL SET
Le premesse del film di Loach trovano molti riscontri nella realtà, trasformandosi in favola anche per un vero giovane un tempo violento. Gli spunti sul lavoro delle autorità sono infatti arrivati grazie ai suggerimenti di John Carnochan, un alto funzionario di polizia, che ha lavorato per molto tempo a contatto con bande di giovani teppisti di Glasgow, ricorrendo alla strategia della collaborazione e non della guerra. È stato lo stesso Carnochan ad aver presentato il giovane Paul Brannigan allo sceneggiatore Paul Laverty. I due si erano ritrovati spesso faccia a faccia negli scontri per le strade di Glasgow per poi finire a collaborare. Impressionato dal carattere brillante e riflessivo di Brannagan, Laverty ha proposto a Loach di provinarlo per il ruolo da protagonista di La parte degli angeli. E, come accaduto già per Kes (1969) e Sweet Sixteen (2002), Loach per la terza volta in carriera sceglie di poggiare il suo lavoro sulle spalle di un esordiente senza alcuna esperienza o studio specifico nella professione attoriale.
IL LAVORO PER UN FUTURO MIGLIORE
Nel raccontare una storia su una generazione di giovani alle prese con l'incertezza lavorativa degli anni Duemila, Ken Loach sceglie di girare nuovamente a Glasglow, rispettando in questo modo la flessione linguistica di Brannigan e sottolineando lo spirito collettivo che permea la città, a differenza di altre in cui la cultura della gente è soprattutto individualista. Per spiazzare lo spettatore, nel raccontare una storia giovanile Loach si cimenta anche con un genere lontano dalla sua produzione: la commedia. Nonostante già in Sweet Sixteen e Kes fossero protagonisti dei personaggi molti giovani, il regista aveva sempre optato per toni tragici e drammatici ma per La parte degli angeli ha preferito dare risalto alle situazioni comiche, trovando qualcosa di divertente anche negli "incidenti di percorso" che accompagnano i personaggi. Per Loach, realizzare una commedia non differisce molto dal realizzare un dramma. Non essendo una slapstick, si tratta pur sempre di un genere alla cui base vi stanno le interazioni tra i personaggi, capaci di strappare un sorriso piuttosto che una lacrima. Lo scopo finale era quello di mettere in scena situazioni pur sempre veritiere e realistiche, tanto che non mancano in La parte degli angeli alcuni momenti bui che portano lo spettatore a riflettere sulla disoccupazione giovanile, sulle responsabilità genitoriali e sull'opinione negativa che spesso si ha dei piccoli criminali. Rappresentando un universo di ragazzi alla deriva per colpa di un mondo che non ha tempo per loro, Loach suggerisce come il lavoro (e la possibilità di garantirsene uno, magari creandoselo di sana pianta) sia la risposta giusta per la cessazione della violenza giovanile e la costruzione di un futuro migliore per le prossime generazioni.
ANALOGIE LOACHIANE
Al di là del genere, La parte degli angeli ha molti punti in comune con i precedenti film di Loach con protagonisti dei personaggi giovani, tutti impegnati a realizzare un progetto. Il ragazzo di Sweet Sixteen, ad esempio, deve raccogliere fondi per comprare casa alla madre appena uscita di galera così come Billy Casper in Kes deve addestrare il suo falco. Tutti mostrano quale sia il grado di impegno, conoscenza, talento o volontà di imparare, che i protagonisti sono in grado di mettere in atto per raggiungere lo scopo prefissato. Si tratta in ogni caso di ottenere risultati insperati in contesti altrettanto improbabili.
Note
Sembrerebbe il terreno di partenza per il consueto spaccato di degrado sociale “alla Loach”, quando, repentino, il whisky inizia a scorrere e infradicia il dramma di humour, trasformandolo in quella che è probabilmente la miglior commedia dell’anno. Educato da un paterno tutore alle gioie della degustazione, anziché attaccarsi alla bottiglia Robbie sorseggia dal bicchiere, dimostrando fiuto e contagiando la sua banda di misfits (sboccati e ignoranti ma genuini al 100% come i loro interpreti, tutti o quasi non professionisti) con la passione per il malto ben lavorato. E tra i fumi del dorato nettare ecco materializzarsi una possibilità inedita per i perdenti cronici: un whisky rarissimo, purissimo, da élite d’intenditori, sta per essere bandito all’asta.
Trailer
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- Premio della giuria al Festival di Cannes 2012
Commenti (12) vedi tutti
Tipica ambientazione alla Loach, che stavolta sceglie un registro più leggero del solito, per una storia di redenzione e di speranza. Meno denso del solito, ma comunque godibile. Voto: 3 stelle e mezza (2024)
commento di robynestaAncora un film di Loach con dei protagonisti "perdenti" ma stavolta non ci si demoralizza troppo
commento di Artemisia1593Grande Ken Loach. Qui oltre alla denuncia sociale c'è una parte di commedia che fa sorridere. Bel film.
commento di DelfinoDelfinoAdoro il cinema di Ken Loach, paladino dei perdenti e maestro di realismo, duro e puro. In questo film il tocco di commedia è un valore aggiunto.
commento di corradopUn pò meno arrabbiato del solito (ma lo preferisco più incazzoso!). Voto: 6 (sei).
commento di Roberto MorottiCi sono registi che fanno film e ci sono registi che fanno manifesti sociali. Ken Loach fa film e manifesti sociali. Altra perla nella sua collana
commento di Gibbon92La parte degli Angeli deliziosa commedia drammatica diretta con sagacia ed umiltà da Ken Loach, merita la visione.
leggi la recensione completa di claudio1959Non sempre tutto è perduto, ovvero la fiducia nei giovani, anche in quelli più disperati, di Ken Loach
leggi la recensione completa di laulillaLo ritengo un Ken Loach minore.
leggi la recensione completa di tobanisMa angeli, per Ken Loach, sono forse anche tutti i suoi strampalati e sfortunati personaggi, una sterminata platea di persone chiamate Joe, Mick, Paul, Sam, Maya, tutta gente alla ricerca di una vita migliore.
leggi la recensione completa di michemarPellicola nella quale gia' la Trama non m'interessava per niente … quindi poi l'ho visto e me ne e' fregato ancora meno !!! Insopportabile.voto.0.
commento di chribio1PIACEVOLE ANCHE QUESTA VOLTA INDULGE ANCHE DI PIU' IN UN LINGUAGGIO,SE POSSIBILE,…ROBUSTO! BRAVI TUTTI,KEN SEMPRE GRANDE.
commento di fralle