Regia di Ken Loach vedi scheda film
Ken Loach è forse oggi il regista che più di ogni altro sa scandagliare tra le piaghe della società, raccontando storie semplici di gente comune, spesso ai margini. La parte degli angeli è il 2% di liquore che evapora negli anni di fermentazione del whisky. E gli effluvi del distillato, la parte che si perde finirà per rappresentare il punto fermo di un nuovo inizio per un gruppo di sbandati, giovani ragazzi cresciuti sulla strada, costretti in un ambiente del quale non è facile uscire. Ken Loach non ha pietà per loro, ce li mostra fragili ma non ci risparmia il loro lato violento e crudele. Robbie, il protagonista, non ha alibi, né lo cerca. Ma la redenzione inizia nel momento in cui Robbie conosce l’umanità e la solidarietà di chi gli sta accanto. Loach smorza magistralmente, con i toni della commedia, l’incedere dolente e senza futuro di una vita segnata dalla violenza. Il film, nonostante l’ottimistico finale, non è buonista come può apparire. Perché il modo per superare una strada sbarrata passa comunque attraverso un’azione illecita e il protagonista guadagna un futuro di speranza solo grazie a una sua particolare attitudine. Senza di quella, forse, si rimane confinati nel ghetto.
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