Regia di Ken Loach vedi scheda film
Ma angeli, per Ken Loach, sono forse anche tutti i suoi strampalati e sfortunati personaggi, una sterminata platea di persone chiamate Joe, Mick, Paul, Sam, Maya, tutta gente alla ricerca di una vita migliore.
La parte degli angeli è quella porzione di whiskey che durante l’invecchiamento evapora, circa il 2%. E’ poco ma è pur sempre un peccato perdere una piccola parte di quel nettare tanto amorevolmente lavorato e coccolato nelle lande e nelle isole della Scozia, e allora la tradizione la dedica agli spiriti protettivi che svolazzano sopra di noi.
Ma angeli, per Ken Loach, sono forse anche tutti i suoi strampalati e sfortunati personaggi, una sterminata platea di persone chiamate Joe, Mick, Paul, Sam, Maya, tutta gente alla ricerca di una vita migliore. E non intesa come quella dell’aldilà, ma proprio questa vissuta su questa terra, dove forse un salario decente e umano possa permettere ai vari personaggi da lui sostenuti di sbarcare il lunario, dare un futuro ai figli e vivere onestamente. Sono angeli anche i quattro squattrinati protagonisti della vicenda narrata da una sceneggiatura scintillante e scoppiettante di battute brevi ed efficaci. Loach, nonostante tratti una storia di sopravvivenza di nullafacenti e falliti che passano il tempo a spendere i loro pochi soldi in alcol, vola leggero come se raccontasse una favola anche se lo spettatore non sa se da un momento all’altro virerà verso il dramma o la commedia durerà fino in fondo. Loach, che Dio lo benedica, ci fa fare i tifo per gli scorretti, per i furfantelli che hanno in mente di compiere un furto impensabile: è capitato già diverse volte nella storia del cinema, ma stavolta i quattro sbandati sono veramente tipi da tenere al margine della società ed invece noi siamo lì a sperare che ce la facciano. E sapete perché? Perché solo in quella maniera almeno uno di loro, Robbie, è giusto che abbia una ulteriore occasione di riscatto e possa costruire il futuro per sé, per la sua donna e per il piccolo Luke appena arrivato.
Robbie, delinquentello di piccolo cabotaggio, è ricercato continuamente dalla Polizia per i suoi piccoli reati e dai suoi rivali che gli vogliono spaccare la faccia e quindi è costretto a vivere un’esistenza senza speranza. Invece il destino inaspettatamente gli dà una occasione d’oro, quando scopre che ha un “naso” dotato per i profumi speciali dei Whiskey invecchiati. Essendo io un appassionato di questo sublime liquore, ho assistito al film partecipando quasi attivamente alle scene di apertura delle botti di invecchiamento e alle conseguenti degustazioni, in cui gli esperti declamano e descrivono i profumi dell’oro delle highlands scozzesi.
Su tutti vigila un angelone grosso e buono di cuore, un tipo alla Joe Cocker che coordina le attività dei vari teppistelli condannati, come quei quattro, ai lavori sociali (altro che sovraffollamento delle carceri!): è lui che capisce la situazione ed il ravvedimento di Robbie dopo la nascita del piccolo Luke e lo aiuta veramente come fosse un angelo che protegge i bisognosi.
Ma l’angelo principe è solo uno, Ken il rosso. Lui che ci narra sempre degli ultimi e dei penultimi della terra, di gente normale che non ce la fa e se qualche volta va a finire male, il finale di questo film apre il cuore ed è un augurio per il nuovo anno che arriva. Grazie, Ken!
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