Regia di Ken Loach vedi scheda film
Tre ragazzi e una ragazza si ritrovano insieme durante le ore di lavoro socialmente utile che devono fare perché condannati da un giudice per dei reati che hanno commesso. Uno di loro, Robbie, è forse quello con più problemi: una infanzia difficile, scarso autocontrollo della propria aggressività, un figlio in arrivo, i parenti della sua ragazza che lo odiano. Robbie è il frutto dell’ambiente in cui è cresciuto e sembra che nessuno voglia dargli l’occasione per uscirne fuori.
Ken Loach diluisce la rabbia sociale dell’inizio del film (i reati, la violenza, il bullismo) nella commedia, dando la possibilità ai suoi personaggi (come al solito con volti da veri proletari) di usare la propria ironia, con intelligenza o stupidità, per cercare di cambiare la loro vita. Sarà una botte di pregiatissimo whisky scozzese a mettere in moto l’ingegno di Robbie (istradato sull’arte della degustazione da Henry, il suo tutore dei servizi sociali) per trovare un modo per impossessarsi del liquore, rivenderlo e farci sopra un bel po’ di soldi. Più della possibilità di un furto, Loach mette sotto accusa una società che tiene al guinzaglio, grazie ai sussidi di disoccupazione, intere generazioni (al proposito si legga anche l’ultimo libro di Welsh, Skagboys) e che fatica ad offrire opportunità di cambiamento a chi non ha i mezzi materiali per migliorare la propria vita. Infatti Robbie non diverrà diverso da quello che è (una canaglia, come gli dice Leonie, la sua ragazza), imparerà solo ad usare la sua intelligenza senza fini distruttivi.
Ken Loach, con il suo stile poco invasivo, discreto, che lascia spazio alle immagini, al loro evolversi come storia, si concede una pausa dal pessimismo delle sue opere precedenti senza rinunciare alla militanza politica, regalando un barlume di speranza ad una società altre volte raccontata in modo molto più buio.
Durante una delle degustazioni viene descritto in maniera brillante e accurata il Lagavulin, tra pubblicità e omaggio vogliamo pensare al secondo e ricordare Fabio Montale, personaggio nato dalla macchina da scrivere di Jean-Claude Izzo, che nella sua Marsiglia non perdeva occasione per farsene un bicchiere bello colmo.
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