Regia di Ken Loach vedi scheda film
Le buone critiche , unite al premio della Giuria all'ultimo Festival di Cannes, mi avevano convinto a ritornare a vedere, con sereno ottimismo, un film di Ken Loach in sala. Dopo un buon incipit, mi è stato subito chiaro che, anche questa volta, l'Autore inglese non era stato in grado di ritornare ai suoi risultati migliori, ottenuti segnatamente agli inizi degli anni '90, con film quali "Riff Raff" e "Piovono Pietre". Quelli sì erano film con una forte struttura, venati di tagliente ironia, capaci di ben alternare momenti drammatici e divertenti. "La parte degli angeli" è un film in cui Loach cerca di rifare quel tipo di Cinema. Senza però riuscirci. Qui la gag sono tutt'altro che irresistibili: solo ogni tanto strappano qualche lieve sorriso. Al pari di Woody Allen, più o meno suo coetaneo, Loach sembra inoltre aver quasi del tutto esaurito la capacità di costruire veri personaggi. Quelli tratteggiati in "La parte degli angeli", favola dolce amara infarcita di una eccessiva dose di amorevole ottimismo, sono solo piccole ed ingenue caricature. NeI migliori drammi di Loach vi si ritrovavano spesso personaggi ed interpretazioni di grande caratura ("LadybirdLadybird"," My Name is Joe") capaci di regalare emozioni fortissime allo spettatore. In questo caso il protagonista, oltre ad essere assai poco credibile come "picchiatore", non avendo assolutamente sia la faccia che il "phisique du role" per sostenere la parte, fornisce una prova solo volenterosa. Vado controcorrente ma questo è un film a dir poco esile. E mi domando come sia possibile che da Cannes sia uscito a mani vuote un film come "Un sapore di ruggine ed ossa". Voto: 5
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