Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Dopo un esordio fulminante quale fu “In Bruges” (2008) era molto attesa la seconda regia cinematografica di Martin McDonagh che cambiando parecchio tipologia di storia riesce ancora a farsi notare per tanti aspetti, a partire dalla scelta dei luoghi in un’area ben più rappresentata al cinema qual è Los Angeles e poi tante idee, piccole o grandi, riuscite o meno che siano, ma che danno la sensazione complessiva che il regista abbia davvero tanto da comunicare e varie modalità per farlo.
Marty (Colin Farrell) è uno sceneggiatore alla disperata ricerca di un’idea e per ora fermo al titolo “7 psicopatici”, mentre il suo amico Billy (Sam Rockwell) tira a campare rapendo cani per poi farli restituire dietro compenso al socio Hans (Christopher Walken).
Quando rapiscono il cane sbagliato si trovano il boss Charlie Costello (Woody Harrelson) alle calcagna, vivendo una situazione insolita e pericolosa che per Marty sarà anche da stimolo per redigere il suo scritto.
Trattasi di una commedia stravagante, virata verso una sorta di noir brillante e giocata a perdifiato con contaminazioni varie, tra le quali spicca sicuramente la lunga parte ambientata nel Joshua Tree, area desertificata nella quale sembra quasi di rivivere le atmosfere di uno spaghetti western con la volontà di infrangere anche alcune regole proprie del buon senso e facendolo spesso con stile vivo.
Ma soprattutto si tratta di un lavoro variopinto che se da un lato procede con un’inventiva presente a sprazzi e con dialoghi sovra eccitati, ma non sempre azzeccati, dall’altro testimonia una gran capacità di racconto come risulta chiaro dalle varie sottostorie presenti sui psicopatici (indimenticabile quella che vede Tom Waits sugli scudi, inquietante quella con Henry Dean Stanton).
Un piatto ricco, ulteriormente impreziosito da un cast profondo, con Colin Farrell ancora una volta messo all’angolo dal regista, uno spettacolare Woody Harrelson killer spietato, ma oltre modo affettuoso col suo cane, un dolente Christopher Walken, uno psicopatico Sam Rockwell e tanti volti capaci in ruoli collaterali più o meno pesanti.
Opera che quindi conferma, ed anzi arricchisce di speranze, il talento di Martin McDonagh che si congeda peraltro con un finale accattivante (anche aperto a più chiavi di lettura) e con titoli di coda da non perdere (senza scordarsi dei bonus del bluray, tra gli altri da vedere il finto trailer “Sette psicogatti”) e che si dimostra in grado di orchestrare ottimi cast e di spaziare su più stili all’interno dello stesso lavoro senza paura di andare fuori strada.
Psicopatico con talento.
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