Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Il protagonista di 7 psicopatici sta scrivendo una sceneggiatura. La sceneggiatura di 7 psicopatici. Il suo nome è Martin. Come Martin, d’altronde, è il nome dell’autore del film che scorre di fronte ai nostri occhi: McDonagh, responsabile di quella splendida variazione sul tema di Il calapranzi che risponde al titolo di In Bruges. La coscienza dell’assassino. Al secondo lungometraggio già un film sul film, una vertigine autoreferenziale, un riflesso del e una riflessione sul processo di scrittura, sull’atto della creazione. In 7 psicopatici si cercano le storie vere di 7 psicopatici, si individuano racconti per poterli di nuovo raccontare: i protagonisti piegano la propria vita al genere cinematografico, per potersi narrare come fossero in un noir, in un western, in un action movie. Come fosse una novella pulp sarcastica, che sposa e divorzia continuamente dal cinismo anestetizzante, che fa intravedere momenti di dolore dietro la violenza stilizzata. E come fosse un incrocio tra i labirinti mentali del Charlie Kauffman di Il ladro di orchidee e Synecdoche, New York e l’ironica rivisitazione dei canoni di Shane Black (sceneggiatore di Arma letale, regista di Kiss Kiss Bang Bang), 7 psicopatici è una danza (sbilenca, discontinua) tra la stantia consapevolezza di chi crede che ogni storia sia stata raccontata e chi cerca l’urgenza, la necessità di questo racconto. Cast maiuscolo, Walken, ormai, sempre su tutti.
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