Regia di Martin McDonagh vedi scheda film
Uno sceneggiatore schiavo dell'alcolismo, e privo di idee (Colin Farrell), si intestardisce a tentare un abbozzo di una storia intitolata appunto 7 psicopatici.
Per cercare di definire i tratti salienti dei sette, prende spunto ed ascolta le bizzarre storie di un suo compare (Sam Rockwell), piccolo truffatore che ruba cani di razza chiedendo il riscatto ai facoltosi padroni.
Ma quando la realtà supera la fantasia, ecco che la sceneggiatura del nostro uomo senza stimoli né idee, si evolve in fretta, assieme è di pari passo ai pericoli rappresentati dai sette folli elementi con cui lo scrittore finisce suo malgrado per interagire.
Martin McDonagh ci aveva gia' piacevolmente intrattenuto col bislacco thriller a corrente alternata "In Bruges", piacevole, ma non certo geniale come molti urlavano, e che ebbe quanto meno il merito di evidenziare al mondo (e nel mio caso ce n'era bisogno) le bellezze attrattive di questa stupenda cittadina belga, territorio a cui molti (tra cui il sottoscritto) associano un clima terrificante, una morfologia piatta e poco invitante del territorio, e una tristezza di fondo che e' bello vedere ed ammirare solo nei film/capolavoro dei Dardenne.
7 psicopatici ha le carte in regola per avvincere lo spettatore che apprezza il filone tarantiniano pulp e parlatissimo, dove violenza cieca e ironia si fondono in un cocktail esuberante che mandi giu' d'un fiato ubriacandoti fino al delirio.
Pero' a ben vedere il secondo film del premiato sceneggiatore McDonagh, ben diretto e spigliato nel presentarci una "folla di folli" che sembrano piu' usciti dal un romanzo di Chuck Palaniuk che scappati da un film del regista de Le iene, gioca subito le sue carte migliori nella presentazione a raffica di sette personalita' disturbate e contorte, finemente rese da attori spesso grandi se non grandissimi (Christopher Walken come al solito e' una spanna sopra tutti ed e' bello rivederlo cosi' affine al personaggio meraviglioso apprezzato pochi giorni fa in "Dark Horse" di Solondz). Peccato che tutta questa spigliatezza finisca presto per girare un po' intorno a se stessa in una trama flebile, pur se godibile, tutta giocata attorno al rapimento del cagnetto di un boss matto da legare (ma non piu' degli altri sei, e a cui fortunatamente presta volto e tratti disturbati un esilarante Woody Harrelson).
Divertente e divertita pure la partecipazione di Tom Waits nei panni del "killer che uccide i killer", ed ama i conigli bianchi.
Poco (troppo poco) spazio alle donne, esteticamente assai valide (Cornish+Kurylenko), ironiche ma sin troppo sacrificate dal contesto della vicenda.
Insomma forse troppe aspettative che vengono un po' raffreddate da un prodotto carino, ma che non riesce a volare alto come avremmo gradito ed atteso. E McDonagh, di cui resta indiscutibile l'impegno e la verve, resta ancora un regista curioso, interessante, un po' furbetto, ma non ancora in grado di meritare una promozione a pieni voti.
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