Regia di Dominik Moll vedi scheda film
Incredibile ma vero: nonostante il materiale di partenza si presti in maniera sorprendente e unica ad una trasposizione cinematografica, non è stato ancora possibile vederne una che possa definirsi decente.
Siamo un gradino – ma proprio un gradino – al di sopra della precedente e aberrante versione del 1972 (d’altro canto, era impossibile fare di peggio), ma anche qui ci troviamo di fronte a un fallimento sotto tutti i fronti, se si esclude una buona fotografia e qualche bellissima immagine che regala fugaci squarci di meraviglia in mezzo all’obbrobrio generale.
Chiunque abbia letto il romanzo di Lewis non può non rendersi conto, già dalla misera durata (e il problema era lo stesso anche nel film con Franco Nero), di come un’ora e trentasei minuti siano a dir poco insufficienti per mettere in scena il complesso dispiegamento e concatenarsi di avvenimenti del libro, così come l’evoluzione caratteriale dei protagonisti.
E quest’ultimo è proprio il maggior limite del film: manca infatti lo scavo nei personaggi, in primis ovviamente nel monaco di Cassel (che si chiaro, è bravo, ma qui si tratta di un problema di sceneggiatura), quindi la sua lenta e inesorabile discesa verso la perdizione, i dilemmi esistenziali che lo logorano per tutte le quattrocentotrenta pagine (circa) del romanzo, la tormentata relazione con Matilda, l’afflizione derivante dalla sempre costante scelta tra il rigore impostogli dal proprio ruolo e l’assecondamento di impulsi sessuali repressi (con tematiche del genere, pensate a cosa avrebbe potuto fare Scorsese!).
Qui invece tutto è accumulato e compresso, abbozzato e poi mai concluso (come la vicenda di Agnes, che scorre parallela a quella di Ambrosio, salvo sfumare nel nulla dopo mezz’ora di film, troncata agli albori senza più venire menzionata), affastellato di immagini la cui superficiale bellezza funge da goffo tentativo di mascherare la mediocrità sottostante.
Mentre impacciate pretese autoriali sono suggerite da momenti di estenuante lentezza, ci accorgiamo che a mezz’ora dalla fine siamo arrivati all’incirca solo a metà romanzo!
Un’opera vuota e insignificante, che chiunque abbia veramente apprezzato il capolavoro dello scrittore inglese non potrà che ripudiare.
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