Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Un racconto di formazione, di crescita, di vita e di etica (criminale, dunque distorta e a suo modo interessante). Una comunità sperduta nelle lande desolate e selvagge delle periferie della Trasnistria, regione e/o stato di fatto, detrito dell'ex mondo sovietico. Tratto dal romanzo autobiografico di Nicolai Lilin, trasferitosi in pianta stabile in Italia, a Milano (osservate attentamente il finale), è un film cui va dato atto di essere ben diretto da Salvatores, premio Oscar, non dimentichiamolo. Qualche pecca di scrittura emerge qua e là, ma è oro colato il senso di internazionalità che emerge e il coraggio di aver affrontato un'operazione complessa. Altrove si sarebbe ceduto alla violenza come linguaggio estetico primario o peggio al melodrammatico televisivo. Il regista, milanese anch'egli d'adozione, segue invece le sorti dei protagonisti col suo consueto tatto e rispetto dei personaggi. Personaggi che, con un pizzico di caratterizzazione in più in fase di sceneggiatura avrebbero magari portato in alto le sorti della pellicola che invece risulta tutto sommato statica seppur gradevole. Con La Promessa Dell'Assassino un piccolo compendio del mondo dei tatuaggi. Cast internazionale all'altezza. Quattro stellette mancate d'un soffio.
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