Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film
Si parla russo,e si parte dagli anni Ottanta per giungere quasi al Duemila,ma "Educazione siberiana",tratto dal romanzo omonimo dello scrittore-personaggio Nicolai Lilin,è sia per racconto che schemi un western:anzi,meglio,un "eastern",in cui l'ineluttabile confronto finale tra due ex-ragazzi cresciuti insieme ma differenti per indole,valori e senso di appartenenza al clan è il medesimo di un duello nel Far West.Spesso violento,alterna spesso i flashback alla narrazione dell'azione corrente,con il giovane Kolima divenuto un soldato delle Forze Speciali russe,post-sovietiche,che dà la caccia a dei trafficanti di eroina,ma con un segreto assunto,che si porta dentro da anni.Se da un lato si può dire che questo,come altri titoli diretti negli ultimi dieci anni da Gabriele Salvatores,abbia una certa discontinuità,dando al pubblico momenti di cinema di serie A in tutto e per tutto,e in altri punti dando una sensazione di sostanziale superficialità,c'è da dire che il cineasta gira senza paura,e i suoi lavori hanno un respiro internazionale,senza i limiti di ripresa,di costrizione che a volte il nostro cinema mostra nettamente.E non è una questione di budget,ma di vero e proprio senso del cinema,ed è per questo che un film come "Educazione siberiana" probabilmente sarà venduto bene sui mercati esteri:a parte l'importanza di un nome come John Malkovich,che fornisce una prova in souplesse,meno gigionesca di come si poteva ipotizzare,questo lungometraggio è appetibile anche fuori dai confini italiani per costruzione,ritmo,tecnica,e conduzione attoriale.Tra i non famosi protagonisti della convulsa vicenda,nota di menzione per Eleanor Tomlinson,che dona leggerezza ad un personaggio tragico e poeticamente squilibrato.
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