Regia di Paul Ziller vedi scheda film
Meglio delle premesse che lasciavano presagire a un pessimo prodotto destinato al circuito televisivo. Sia chiaro, Stonehenge Apocalypse resta un prodotto mediocre, soprattutto per via di una sceneggiatura che, pur se ambiziosa, sembra ancorata ai mitici anni ottanta con tutti i cliché del caso. Nonostante i difetti di scrittura (i militari guerrafondai, l'intenzione di voler sganciare armi atomiche su stonehenge, i tradimenti telefonati da parte di scienziati adepti di sette millenariste infiltrati nell'equipe che studia il fenomeno), sorprende l'idea di ambientare parte del film all'interno dei sassi di Stonehenge (luogo di grandissimo fascino). L'idea di fondo è che i massi siano capaci di muoversi in cerchio, alla stregua di un macchinario che genera elettricità e che scatena eruzioni di fuoco vomitate da altri siti mondiali ovvero quelli in cui si trovano le piramidi testimonianza delle civiltà perdute (Egitto, Indonesia, Usa, Messico). Si delinea per tale via una corsa contro il tempo per fermare il grande reset che minaccia di stravolgere la Terra, riportandola alle origini del creato. Stonehenge, infatti, è una sorta di luogo che genera vita e, allo stesso modo, la resetta per dar vita a un nuovo corso.
Le interpretazioni degli attori, così come la regia, reggono abbastanza. Il ritmo è buono e c'è un po' d'azione. Meno incisivi, seppur non pessimi, sono gli effetti speciali all'insegna del disaster movie e in rigorosa computer grafica (il budget non è certamente stellare). Nel complesso non raggiunge la sufficienza soprattutto per via di una sceneggiatura affetta da vuoti narrativi e per lunghi tratti confusionaria. A ogni modo, è un film curioso.
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