Regia di Groupe Dziga Vertov vedi scheda film
Pravda come il quotidiano russo, cioè come un documento essenziale per comprendere la realtà cecoslovacca oggetto del documentario; ma anche 'pravda' come 'verità', nella sua traduzione letterale: le ambizioni con cui si sviluppa questo reportage del Collettivo Dziga Vertov (Jean-Luc Godard e Jean-Henri Roger, in questa occasione; ma non è molto chiaro il contributo del secondo) sono alte, e a tutti gli effetti non sono assolutamente raggiunte dal lavoro. Perchè come al suo solito Godard non ha mezzi termini: la 'verità' è la (una) sua opinione, il cinema è soltanto un mezzuccio per esprimere il suo pensiero; questo è il motivo essenziale che lo porta a realizzare pellicole 'eccessive' come questa Pravda: eccessivo è l'impegno per lo spettatore nel seguire le elucubrazioni godardiane (le voci narranti sono addirittura due: Rosa e Vladimir, un uomo e una donna, nomi che sono espliciti riferimenti alla Luxemburg e a Lenin), eccessiva è l'importanza che il commento ha nei confronti delle immagini, banale corollario delle tesi godardiane; eccessivi sono talvolta i toni (le incitazioni alla rivoluzione del proletariato, ad es.) utilizzati dal commento stesso. Che Godard lo si ami o lo si odi non è certo materia di discussione; e non è neppure novità, a dieci anni ormai dal suo ingresso nel mondo del cinema nelle vesti di regista. Ma in questo caso è facile parlar male dell'autore francese, che si è distaccato praticamente subito da Pravda ritenendolo un lavoro poco riuscito. E come dargli torto? 2/10.
Documentario sulla Cecoslovacchia del 1969, fra idee socialiste in fermento e un'inarrestabile tensione a occidente. Vediamo operai al lavoro, studenti, contadini nei campi.
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