Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Due operai romani vanno a eseguire un lavoro nella villa appenninica di un celebre cantante, ritiratosi dalle scene per assistere la moglie malata, ed entrano in concorrenza con i maschietti del luogo. L’incantevole ambientazione naturale fa da sfondo a una storia che diventa progressivamente inquietante, con piccoli episodi che fanno crescere la tensione (l’uccisione di un lupo da parte di bracconieri, una partita a ping pong, una ragazza che civetta con tutti), ma che svacca in un finale convulso, truculento e troppo grottesco. Uno spettatore italiano vede inevitabilmente in filigrana la fenomenologia umana dei leghisti, ma una lettura strettamente politica non mi sembra necessaria: se si parla di cinema, dietro ci sono modelli stranieri ben riconoscibili (Un tranquillo weekend di paura, Cane di paglia) in cui estranei evoluti si scontrano con la feroce ostilità degli autoctoni schierati in difesa del proprio territorio. Gianni Morandi deve essersi divertito un sacco a fare la versione stronza di sé stesso e soprattutto a recitare l'ultima scena de I pugni in tasca, che a suo tempo avrebbe voluto interpretare; la Bruni Tedeschi è spenta e catatonica, ma quasi non si nota la differenza rispetto alle sue prove abituali.
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