Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Dalla provincia più profonda si possono ricavare vicende interessanti (che poi già l’Italia stessa a voler ben vedere è ormai provincia del mondo), con pulsioni e movenze diverse da quanto il nostro cinema tende (e si ostina) a mostrare.
Da questa visuale prende vita il film di Edoardo Gabriellini, qui alle prese con il secondo lungometraggio da regista quasi dieci anni dopo l’esordio (B.B. e il cormorano, 2003), che mostrerà pure alcune ingenuità, ma è pur sempre un bel salto in avanti.
Cosimo (Valerio Mastandrea) ed Elia (Elio Germano) arrivano alla casa del famoso cantante Fausto Mieli (Gianni Morandi) per un lavoro di ristrutturazione.
Fin da subito cocciano con la piccola realtà di paese che li vede di cattivo d’occhio e il fatto che la giovane Adriana (Francesca Rabbi) veda in Elia una possibilità di fuga, non fa che aumentare queste antipatie.
Le tensioni aumentano, basta giusto un fraintendimento per far precipitare la situazione.
Fa sempre piacere quando ci si imbatte in una pellicola che ci prova, magari anche con certi limiti, ma capace innanzitutto di mettere in campo spirito di iniziativa.
Fin da subito ci arrivano dei suggerimenti (un lupo visto morto), indizi (il rapporto tra Fausto e la moglie disabile), confronti (tra Cosimo, Elia e la gente del posto), tra diffidenza, differenze caratteriali (due “intrusi” romani un po’ troppo vispi) e chi ha uno sguardo diverso, la giovane Adriana, non fa altro che peggiorare le cose.
Un pizzico di mistero aleggia sul paesino, ci sono coni d’ombra pronti ad essere scoperti, qualche depistaggio viene astutamente inserito, il racconto procede inserendo in ogni scena qualche piccolo/importante aspetto contingente per giungere alla compatta risoluzione finale che occupa un buon pezzo della pellicola.
Pur con qualche (inevitabile) ingenuità, ecco la deflagrazione, prima silenziosa e poi assai rumorosa, c’è chi tornerà a cantare e chi non potrà più farlo.
E per essere un piccolo film il cast è notevole; difficile trovare una coppia migliore di quella formata da Elio Germano e Valerio Mastandrea tra gli interpreti della loro età, e così i due, fratelli nel film, si spalleggiano e si beccano in scioltezza.
Il tocco in più è da attribuire a Gianni Morandi non tanto perché sappia recitare in chissà quale modo, ma perché il suo personaggio è difficoltoso e la sua figura da eterno bravo ragazzo si presta alla perfezione.
Da segnalare infine che le due canzoni cantate nel film sono in realtà scritte dal suo concittadino Cesare Cremonini.
Aria fresca (e non solo perché di montagna).
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