Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film
Provincia dispersa, Appennino Toscoemiliano, localismo ottuso da comunità chiusa, tensioni incestuose così trattenute da aspettare semplicemente un interruttore che le accenda, le incanali, le porti in superficie. Voglie di fuga adolescenziali e ancoraggi familiari; l’insofferenza degli adulti per i quali il bene (del) comune non corrisponde ai dettami della legge; la celebrità del luogo (Gianni Morandi, un cantante ritiratosi, pare, per amore della moglie disabile, Valeria Bruni Tedeschi) e l’affetto dei concittadini, dietro cui si nasconde odio. I sentimenti, qui, sono prima di tutto risentimenti. E la caccia è l’unica sublimazione della violenza, fino all’arrivo di un capro espiatorio, di un interruttore che incendia. L’altro, lo straniero. La presenza di Cosimo ed Elia, titolari di una piccola impresa edile in trasferta, è un eccesso ingestibile per un territorio umano dalle faglie così instabili: il sisma è l’ovvia conseguenza, un effetto domino che porta allo sbriciolamento della quotidiana ipocrisia del paesello, lo spettacolo del quieto vivere delle famiglie. Dietro ogni uomo, c’è la possibilità di un mostro, il fascismo e il leghismo sono luoghi mentali. Gabbriellini si redime da B.B. e il cormorano, parte da forme comunque poco riuscite di commedia, le soffoca nell’aria viziata di un borgo che evoca l’horror da America profonda, rimanda l’esplosione sino al delirio finale, dove la crescente inverosimiglianza narrativa è il sintomo traballante e furioso della foga repressa, del lato oscuro covato dai personaggi. È un’opera caracollante, ma preziosa. Presentato in Concorso al Festival di Locarno 2012.
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